Anche quest'anno la Parigi-Roubaix si è conclusa con una sorta di "bollettino di guerra". Tra cadute e incidenti vari sono stati molti i corridori usciti malconci dalla massacrante classica del ciclismo. Con i suoi più di 50 chilometri da pedalare sul pavè, le stradine e i mille pericoli, oltre alla lotta continua per stare nelle prime posizioni del gruppo, la Roubaix moltiplica i rischi che i corridori vivono in tutte le altre gare della stagione.

L'emblema di questa corsa un po' folle, anacronistica, amata e allo stesso tempo odiata, è il passaggio nella Foresta di Arenberg, punto iconico della Parigi-Roubaix.

La Foresta di Arenberg, uno dei luoghi iconici del ciclismo

La Foresta di Arenberg è una striscia di pavè di poco più di due chilometri, inserita nel percorso della Parigi-Roubaix dal 1968. Questo passaggio è diventato in breve un punto chiave della corsa, nonostante sia affrontato ad un centinaio di chilometri dall'arrivo.

Lo stato del pavè ha reso la Foresta selettiva e pericolosa. Qui il gruppo arriva spesso ancora numeroso, entrando sul pavè a tutta velocità dopo un'intensa battaglia per tenere le posizioni di testa.

Sbandamenti e contatti sono continui, e per questo in mezzo al gruppo si verificano spesso delle rovinose cadute che coinvolgono numerosi corridori.

Quest'anno ne hanno fatto le spese anche due dei favoriti, Dylan Van Baarle e Kasper Asgreen, entrambi ritirati dopo essere caduti nell'attraversamento della Foresta di Arenberg.

Intervenendo a Sporza, nel podcast De Tribune, l'ex corridore Stijn Steels ha chiesto che la Foresta di Arenberg venga tolta dal percorso della Parigi-Roubaix per motivi di sicurezza.

Steels ha chiuso la carriera nel Ciclismo professionistico lo scorso anno e ha partecipato per cinque volte alla Roubaix. "Sono incredibilmente anti Foresta di Arenberg, penso che sia una vergogna per la corsa", ha polemizzato l'ex corridore.

'A quelle velocità cadi e ti rompi'

Il 33enne belga ha spiegato che l'approccio alla Foresta e la velocità con cui viene affrontata moltiplicano in maniera inaccettabile i rischi: "A quelle velocità non scivoli, cadi e ti rompi. Un intero gruppo pedala alla cieca a sessanta all'ora. Su quel pavè è già difficile stare in piedi quando si è da soli. Alla minima manovra tutti cadono a terra".

L'ex corridore ritiene che il passaggio nella Foresta di Arenberg, nonostante sia il punto più famoso della corsa, non porti niente di più alla Roubaix.

"È una classica monumento per la quale ti alleni per mesi, nello sport moderno non dovresti andare a cercare il pericolo", ha criticato Steels, testimoniando la sua caduta nella Foresta in una delle sue cinque presenze alla Roubaix.

"C'era anche Mitchel Docker, non riuscivo a riconoscerlo, gli erano caduti i denti, aveva la cavità oculare rotta. Ma che diavolo stiamo facendo? Lo capirei se quel settore fosse più avanti nel percorso, quando la selezione in gruppo è già avvenuta", ha commentato Steels, proponendo anche una soluzione alternativa per mantenere la Foresta nel tracciato della Roubaix ma aumentarne la sicurezza.

"Se la Foresta di Arenberg e la Parigi-Roubaix non possono esistere uno senza l'altra, si potrebbe percorrerla in senso opposto. Lo hanno fatto dopo l'incidente di Museeuw. Così diventava più sicura, invece questo cambiamento è stato subito annullato e ogni anno si distrugge qualche carriera", ha polemizzato Stijn Steels.