E' il 79 dopo Cristo a Ercolano. L'eruzione del Vesuvio seppellì sotto la cenere la città, insieme a quelle di Pompei e di Stabia. Tra gli edifici coinvolti nel disastro vi era anche la villa di Lucio Calpurnio Pisone (suocero di Giulio Cesare), che ospitava una gigantesca biblioteca comprendente centinaia di rotoli e volumi in papiro. Soprannominata "la villa dei Papiri" proprio per questo motivo, la domus fu scoperta nel 1755 durante gli scavi archeologici fuori Napoli. I papiri furono tutti recuperati, ma erano purtroppo illeggibili. Durante l'eruzione, infatti, i gas vulcanici a 350 gradi li avevano carbonizzati, rendendoli fragili e terribilmente esposti alla completa distruzione al primo tentativo di srotolarli e leggerli.

Ora, un team di ricercatori (italiani e francesi) dell'Istituto per la microelettronica e i microsistemi del Cnr di Napoli ha annunciato di aver messo a punto una tecnica tomografica che consente di leggere questi papiri, ormai carbonizzati, senza bisogno di srotolarli e, quindi, senza danneggiarli.

La ricerca è stata supervisionata dal fisico Vito Mocella e si basa su una nuova procedura di imaging non invasivo. L'esperimento ha condotto una tomografia a raggi X a contrasto di fase su uno dei rotoli di papiro, consentendo di decifrare parte del testo. Gli scienziati affermano di aver interpretato le parole in greco "PIPTOIE" e "EIPOI". Alla decodificazione è seguita l'analisi del testo, che è risultato essere un testo di filosofia epicurea, con uno stile molto simile a quello di Filodemo, che potrebbe esserne l'autore.

Precedentemente, la lettura a raggi X non aveva dato grandi risultati, dato che un rotolo di papiro carbonizzato e l'inchiostro nero di carbone (con cui sono state vergate le lettere) assorbono molto debolmente i raggi. La tomografia a contrasto di fase, invece, riesce a far risaltare l'inchiostro sul papiro (nonostante i due elementi abbiano composizioni chimiche simili), perché sfrutta il fatto che il minimo spessore dell'inchiostro devia e rende riconoscibili i fotoni luminosi che passano ai bordi delle lettere, aumentando il contrasto tra queste e il supporto materiale.

Adesso, per poter leggere i 400 papiri di Ercolano (ognuno composto da circa 3.000 parole) si pensa di chiedere aiuto all'informatica: infatti, il gruppo di ricerca di Brent Seales all'Università del Kentucky ha informato di voler progettare un software per l'interpretazione delle tomografie realizzate dal team di Mocella, così da srotolarli virtualmente per poterli leggere più facilmente.