Si è concluso il Festival di Sanremo targato Claudio Baglioni. Anche ieri sera grande show e tanti ospiti ad accompagnare la gara canora: Laura Pausini, in splendida forma, ha fatto cantare anche le persone in strada, Favino ha commosso con il suo monologo, Baglioni e Fiorella Mannoia hanno incantato il pubblico con uno splendido duetto. Spazio anche a Max Pezzali, Francesco Renga e Nek.
Ma andiamo a vedere la classifica finale dall'ultimo al primo posto, e diamo i nostri voti agli artisti in gara.
La classifica e i voti
Vediamo, dunque, tenendo conto della classifica finale di Sanremo 2018, quali sono i nostri giudizi su cantanti e brani in gara.
20. Elio e Le Storie Tese, "Arrivedorci" 8: sono riusciti nell'impresa di arrivare ultimi come desideravano, si portano sul palco "Super Giovane", e ancora una volta i Neri per caso ad accompagnarli. Il loro, alla fine, è stato uno show, il ventesimo posto non conta niente. Conta solo che la loro carriera è stata una vera e propria scelta artistica controcorrente.
Grazie.
19. Mario Biondi, "Rivederti" 3: il suo Festival non è praticamente mai esistito. Nullo.
18. Roby Facchinetti e Riccardo Fogli, "Il segreto del tempo" 4: finiscono nella posizione che gli compete e perdono la loro personalissima gara con Red Canzian. Cosa c'è di peggio? Sconfitti.
17. Nina Zilli, "Senza appartenere" 5: diciamolo, il pezzo non era bellissimo, ma francamente non meritava nemmeno una posizione così bassa rispetto ad altre perle di bruttezza che erano in gara. Fuori moda.
16. Decibel, "Lettera dal Duca" 6: il brano non è male, ma si avvertiva che mancava quella marcia in più per puntare all'alta classifica. Ingolfati.
15. Red Canzian, "Ognuno ha il suo racconto" 4: strappa una quindicesima posizione con la canzone più anacronistica di questo Festival a livello di stile musicale e testo.
Si potrebbe proporre come sigla di un cartone giapponese degli anni '80 che ancora non la possiede in versione italiana. Goldrake.
14. Noemi, "Non smettere mai di cercarmi" 4: brano di Noemi dalla bruttezza rara, in cinque serate non ha conquistato praticamente nessuno. Solo il nome le permette di non finire sul podio basso. Una delusione di questo Festival. Scollata.
13. Renzo Rubino, "Custodire" 5: altro artista anonimo di questa edizione, alla fine se la cava con la geniale trovata di portare i suoi nonni a ballare sul palco dell'Ariston, perché evidentemente quest'anno non c'era abbastanza anzianità. Comunque resta l'unica cosa bella di questa sua partecipazione. Cosa farà fino al prossimo anno?
12.
Enzo Avitabile e Peppe Servillo, "Il coraggio di ogni giorno" 5: alla fine si portano a casa la "pagnotta" e si piazzano a metà classifica. Un risultato meritato, anche perché se andiamo a contare i voti di tutte le persone che si sono portati dietro durante le varie serate, arriviamo alla quota per il dodicesimo posto. Call center.
11. Le Vibrazioni, "Così sbagliato" 7: e chi se lo aspettava che il quartetto milanese arrivasse così in alto? In altre edizioni sarebbero finiti ultimi senza colpo ferire. Ieri, in platea, c'era addirittura qualcuno contrariato della loro posizione così bassa. Peccato che una quindicina di anni fa, quando erano una piacevole sorpresa, nessuno si arrabbiava così tanto.
Ritardatari.
10. Giovanni Caccamo, "Eterno" 4: la mediocrità nel mezzo, precisamente a metà classifica. Brano inutile, buono soltanto per le ragazze in evidente età adolescenziale. Pischello.
9. The Kolors, "Frida (mai mai mai)" 7: i ragazzi hanno fatto la loro figura al Festival; a dire la verità potevano anche finire più in alto, ma va bene così. Di sicuro, se ci fosse stato il premio "esibizione più tamarra", lo avrebbero vinto a mani basse. Forza Napoli.
8. Diodato e Roy Paci, "Adesso" 8: una grande canzone, non c'è altro da dire. Peccato che siano partiti col freno a mano tirato nella prima serata, avrebbero potuto puntare decisamente in alto, e finire col prendersi qualcosa di importante.
Diesel.
7. Luca Barbarossa, "Passame er sale" 6,5: un Festival senza infamia e senza lode per il cantautore romano. La canzone piace, lui ha gusto e personalità. Giusto così.
6. Max Gazzè, "La leggenda di Cristalda e Pizzomunno" 10: la dimostrazione che il Festival di Sanremo è da smantellare e rifondare totalmente. In assoluto il migliore del Festival. Quest'anno toccava a lui, ma qualcuno si è dimenticato di votarlo e di premiare l'unica vera eccellenza artistica di questa edizione. Canzone meravigliosa, testo sublime, romantico, ricchezza culturale. Si prende la magra consolazione del premio dell'orchestra, che non mente mai. Il vincitore reale.
5. Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico, "Imparare ad amarsi" 6,5: dimostrazione al contrario di quanto detto per Gazzè.
Ma quanto siamo scesi in basso se un'interprete di 84 primavere come Ornella Vanoni rischia di finire sul podio? Davvero la musica italiana non ha avuto niente di più moderno da offrire negli ultimi 30 anni? Lo sappiamo che non è così. Alla fine è un successo meritato. Vincono il Premio "Sergio Endrigo" per la migliore interpretazione. La Vanoni smonta e rimonta Nina Zilli e Noemi come se fossero mobiletti dell'Ikea. Ibernata.
4. Ron, "Almeno pensami" 9: altra eccellente esclusione dal podio. Almeno uno tra lui e Gazzè avrebbe meritato di esserci per il rush finale. Non ci sono parole per descrivere la classe di questo brano. Vince il premio della critica meritatamente. Immenso.
3. Annalisa, "Il mondo prima di te" 7: ci voleva evidentemente la quota rosa sul podio di Sanremo.
Alla fine se lo prende lei, d'altronde è l'unica vera voce di questo Festival. Chi va piano...
2. Lo Stato Sociale, "Una vita in vacanza" 8: il voto alto lo meritano per la grande impresa sfiorata. La "vecchia che balla" sarà sicuramente un tormentone dei prossimi mesi. Rischiano di vincere e di passare dall'anonimato radiofonico pre-Sanremo alla popolarità totale, segno evidente di una falla nel sistema che va ripensato dal principio. Alla fine hanno anche da recriminare qualcosa, sarebbe stata una vittoria clamorosa. Disinvolti.
1. ermal meta & Fabrizio Moro, "Non mi avete fatto niente" 7: una storia che si ripete. La canzone poteva essere squalificata, ma il pubblico medio italiano non ce la fa a capire che se qualcuno si copia da solo, evidentemente non ha tutte queste grandi idee in testa.
Ma tant'è. Meta e Moro trionfano come se nulla fosse, passeggiando dalla prima all'ultima serata senza mai far dubitare seriamente della loro vittoria. Una canzone piena di autoreferenzialità, retorica insopportabile, luoghi comuni e banalità. Non c'è una mezza metafora interessante nel loro messaggio, ma il messaggio passa uguale. Nell'era dei social network, vince la canzone che pare essere stata scritta come se fosse un post su Facebook di quelli che prendono "like" facili, soltanto perché rispecchiano l'idea comune, il pensiero della massa. Siamo sicuri che, andando avanti, questo brano che elenca a mo' di lista della spesa le peggiori tragedie terroristiche degli ultimi anni (con molta superficialità), sarà dimenticato dalla maggior parte degli italiani. Come, del resto, parecchi vincitori delle ultime edizioni. Ai "postumi" l'ardua sentenza.