La più significativamobilitazione mondiale pro-clima della storia: parte oggi, 21 settembre 2014, la People’s Climate March. Inprossimità del Climate Summit convocato d’emergenza dal Segretario dell’Onu BanKi-Moon a New York, sul tema dei temi circa il pianeta Terra, la comunità internazionale - in tutte le sue articolazioni organizzative di rappresentanzaistituzionale o civile - ha pianificato mobilitazioni differenziate, ovunquenel mondo. Paradossalmente, un argomento di tale drammatica consistenza viene osservato ma non ancora compiutamente appreso e concettualizzato dal "comune sentire".

Il mutamento climatico, dunque l’alterazione degli equilibri eco-sistemici,costituisce il problema di maggiore entità, il dramma dalle incalcolabilinefaste conseguenze per le forme di vita terrestri, il nemico da arginare ebattere.

L’iniziativa del21 settembre costituisce un inedito evento planetario, tanto vasto, diversificatoe diffuso quanto forte è l’emergenza che attraversa la vita climatica delpianeta, che costantemente manifesta le proprie condizioni di squilibrio esofferenza chimica. Ovunque nel mondo, la mobilitazione civile e istituzionale,associativa e scientifica terrà i propri meetings, i sit-in, le conventions. Il23 settembre numerose rappresentanze governative giunte a New York farannoil punto ed ascolteranno gli elementi costitutivi del severo allarme.

Eprobabilmente quello sarà l’appuntamento per comprendere che la ricetta dellacrescita, come auspicata dalle organizzazioni economiche mondiali, dei Pilnazionali o continentali è sempre più argomento pernicioso, e non praticabilequale trend costante e infinito, in uno spazio e con risorse difatto limitate.

Il frangente infelice della crisiplanetaria, causato dalla bulimia economico-finanziaria di taluni contesti,potrebbe ancora costituire un momento a quo per praticare certune radicalisoluzioni di sistema.

Purtroppo, esso costituisce solo testimonianzadell’irresponsabilità di molti ambiti economico-politici internazionali, eancor di più la riprova dell’ottusa convinzione che si possa proseguire con leraccomandazioni della filiera produzione-consumo a oltranza, obliando che ilsolo concepire – come nel modello economico-industriale attuale il piano d'una crescitadei prodotti interni lordi, diviene danno irreversibile per l'equilibrio climatico globale.

A New York, l’organizzazioneguidata dal movimento globale 350.org ha approntato ogni azione dimostrativa,citando costantemente uno studio di Oxfam che recita: “Negli ultimi cinqueanni il Climate Change è costato 500 miliardi di dollari al pianeta e laconcentrazione di CO2 in atmosfera ha superato le 400 parti per milione,accrescendo anche l’acidificazione degli oceani”. In Italia 150 appuntamentireciteranno questo allarmato mantra, ancor più fortemente nell’attualecongiuntura che avrebbe potuto rendere il Paese protagonista d'una ripresa con undiverso modello di sviluppo e indicare al pianeta una maggiore produzioneenergetica carbon free, pulita e democratica.

Ildenaro, l’economia, le attività industriali, fino alle politiche fiscali nonsono il “problema”.

Tali pratiche costituiscono il risultato dell'umana capacità teoretica, frutto delle facoltà creativo-organizzative della specie. Dunque, tutte modulabili, permutabili,trasformabili e adattabili in quanto convenzioni, invenzioni. Il tema dimassima gravità e urgenza è invece la salute del pianeta; la galleggiabilità dunquedella navicella Terra. La sola circostanza di un suo affondamento lascerebbeannegare nello spazio cosmico abbienti e diseredati, evasori e contribuenti. Ilbusillis non è la crescita ma quale crescita, e di certo non la stessa cheperpetui un trend socio-economico e industriale le cui conseguenze giàaggrediscono ferocemente ogni aspetto della biosfera.