La competizione in atto nel mercato della telefonia mobile nel nostro Paese è eccessiva in questo momento storico a causa del numero degli operatori presenti in campo, ritenuto superiore rispetto a quanto il settore stesso possa sostenere, come viene riportato oggi su un corsivo del Financial Times, dal significativo titolo: "wind e 3: una faccenda italiana". Secondo quanto sostiene il noto quotidiano londinese diretto da Lionel Barber, i due operatori minori sul mercato italiano, Wind e 3 appunto, sono stati costretti ultimamente per mantenere le proprie quote di mercato ad abbassare smisuratamente i prezzi delle loro offerte commerciali.

La riduzione da quattro a tre del numero delle società operanti in Italia nel campo della telefonia mobile porterebbe un beneficio in termini di profitto anche ai due operatori principali, Tim e vodafone, i cui ricavi negli ultimi tre anni sono caduti rispettivamente del 23% e del 40%, con un impatto negativo che ha colpito soprattutto Vodafone, a cui Wind e 3 hanno rosicchiato clienti. Non sorprende, quindi, che il mercato guardi con favore alla possibilità di una fusione tra Wind e 3 e ci sono segnali che questo possa accadere anche relativamente presto.

Molto dipenderà dalla volontà di un accordo da parte di Wind, che se da un lato negli ultimi anni ha sostenuto delle spese superiori ai profitti, dall'altro è uscita rafforzata dalla recente procedura di vendita di oltre 7 mila delle proprie torri alla società spagnola Cellnex del gruppo Abertis, per un'operazione che ha portato nelle casse della parte venditrice quasi 700 milioni di euro, facendo di Cellnex l'operatore più forte in Europa nel campo delle torri di tlc.

Ciò vuol dire che la proprietà di Wind, ovvero la russa Vimpelcom, sarebbe oggi nelle condizioni di poter fare un buon affare con la cinese Hutchinson Whampoa, proprietaria, invece, di 3.

Un consolidamento del mercato è all'orizzonte - conclude il Financial Times - ma probabilmente non così presto come sarebbe auspicabile.