Avanza drammaticamente veloce la minaccia Isis, il movimento islamico che affonda le proprie radici in Al Qaeda, ma allontanatosi progressivamente sempre di più dalle strategie di Bin Laden e successori, che strada facendo si lascia alla spalle morte e profughi; non a caso papa Francesco ha definito quello che accade e che sta sconvolgendo il mondo occidentale la terza guerra mondiale. Gli islamisti dell'Isis non arrivano però dal nulla, non sono nati ieri, molti provengono dalla " Primavera Araba", hanno combattuto in Siria l'esercito regolare di Assad, ma la Siria è piccola per loro, le mire espansionistiche di questi islamisti non sono limitate a poche regioni, ma interessano il mondo intero: l'orrenda decapitazione pubblica del giornalista americano non è forse, se non proprio una dichiarazione di guerra, una sfida al mondo occidentale?

E tutto avviene nel breve spazio di un'estate, i governi europei dal loro canto si limitano a dichiarazioni di solidarietà nei confronti delle minoranze religiose e etniche che stanno subendo il massacro, ma anche il fatto che il boia di James Foley sia un ragazzo cresciuto nel sud dell'Inghilterra, che sembrerebbe farsi chiamare John, a capo di una feroce setta di islamisti che nel loro insieme si farebbero chiamare Beatles, ci dice che l'Europa è il continente più coinvolto in questa drammatica fase della storia, il Vecchio Continente non può tenersi alla larga da quanto accade, non ci sono limiti geografici, loro puntano al califfato universale. I servizi segreti la chiamano Jihad "di ritorno", sono i proseliti fatti in Europa e negli Stati Uniti, e almeno su questo punto è stata molto chiara il ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini " Nessun paese è immune da rischi".

Il califfato Is non è solo un gruppo terroristico, vanta un esercito in piena regola, mezzi moderni e finanze maggiori di quelle di Al Qaeda, guidato da Abu Bakr al-Baghdadi, si stima possa contare su circa 30mila miliziani; a resistere alla loro avanzata in prima linea ci sono i peshmerga, il glorioso esercito curdo, incubo di Saddam Hussein per decenni, prima della caduta dell'ex rais di Baghdad.

Un'immagine che rappresenta molto bene ciò che accade è stata fornita da Vittorio Zucconi, che ha fatto il paragone con un treno in corsa carico di gente, ma privo di personale costretti a guidarlo su un terreno accidentato in ripida discesa, tratteggiato da gallerie oscure e fragili ponti.