Dopo cinque mesi di battaglie, l'esercito filippino ha riconquistato Marawi City e messo in sicurezza le zone circostanti. L'ultimo leader estremista e altri 12 combattenti dell'Isis sono stati uccisi. L'esercito, che era arrivato alle porte di Marawi, aveva cominciato i rastrellamenti tre giorni fa, e nella scorsa notte è riuscito ad eliminare le ultime sacche di resistenza dei militanti islamici. Ad annunciarlo, in un comunicato, è il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte. Il generale Restitudo Padilla, però, attende la salma del terrorista per confermarne il decesso.

Città fantasma

Nei giorni scorsi, per rallentare l'avanzata dell'esercito di Duterte, i combattenti dell'Isis cercavano di ostacolare il cammino dei militari usando trappole e cecchini, facendo scendere sul campo di battaglia anche donne e bambini. A nulla è servito il tentativo dei terroristi: i continui bombardamenti da parte dell'esercito regolare filippino hanno sciolto anche le ultime resistenze degli estremisti. Nelle ultime ore arrivano anche le immagini di Marawi City: mostrano la devastazine assoluta, quella che era una grande città adesso si presenta come un cumulo di macerie fumanti.

L'occupazione jihadista aveva messo in fuga circa 600mila persone e causato la morte di più di 800 abitanti.

La città, in prevalenza di credo islamico, era stata conquistata dagli estremisti il 23 maggio e, solo pochi giorni dopo, la scoperta di esecuzioni sommarie di presunti "infedeli" da parte dell'Isis; erano stati giudicati 'traditori della fede' e per questo motivo ammazzati. Il bilancio delle vittime era sconcertante, più di cento persone, che cercavano di allontanarsi dalla città sotto assedio, erano state assassinate.

All'inizio di settembre, l'esercito filippino aveva annunciato la morte di Abdullah Maute, leader e fondatore della cellula terroristica nelle Filippine. Maute, che aveva dato inizio all'assedio della città alla fine di maggio di quest'anno, era rimasto ucciso durante un raid aereo dell'aviazione filippina, nel mese di agosto, proprio mentre l'esercito si apprestava ad entrare nella città assediata.

Rodrigo Duterte

Il presidente filippino, Rodrigo Duterte, è conosciuto in tutto il mondo per la sua estrema risolutezza nell'affrontare situazioni di emergenza. Duterte, infatti, era salito agli onori della cronaca grazie alla sua battaglia contro il narcotraffico nelle Filippine. I suoi metodi per contrastare il consumo e lo spaccio di droga hanno portato ad una campagna di omicidi extragiudiziari in tutto il Paese. Oltre 7500 le vittime della campagna antidroga del presidente, che pochi giorni fa ha dichiarato pubblicamente: "Se mio figlio è veramente coinvolto nel traffico di stupefacenti, lo farò giustiziare", dichiarazione rilasciata a seguito delle accuse rivolte al figlio del presidente, Paolo Duterte, da una commissione d'indagine del Senato filippino.