Siamo a metà agosto, l'estate sta finendo e la legge di bilancio si avvicina. La situazione economica del Paese è discreta, i dati del PIL migliorano e nonostante i venti di crisi internazionali, vedi Nord Corea, Nord Africa e Medio Oriente, le prospettive si annunciano positive per l'Europa.

Molti fanno notare che parte del merito sia attribuibile al governo Renzi, per la qualità delle riforme. Sicuramente la migliore è: Industria 4.0 scritta dal ministro Calenda che ha incentivato le imprese ad innovare. Però, quando leggiamo le statistiche ci accorgiamo che il nostro Paese è sempre l'ultimo in UE.

Come mai? Una delle motivazioni è lo spreco di risorse che lo Stato ogni anno commette.

Quale destino per gli enti 'inutili'?

Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, nell'ultimo governo Berlusconi, aveva individuato 1.612 enti da eliminare perché «dannosi». Non se n’è fatto nulla. Vivono ancora i Tribunali delle acque, i Bacini imbriferi montani, gli Ato e i 138 enti parco regionali e i consorzi di bonifica. Facciamo alcuni esempi. Sopravvive pure l’Istituto per lo sviluppo agroalimentare, anch’esso decretato inutile da Monti e poi rianimato in Parlamento. Al pari dell’Istituto per il commercio estero, che poi se l’è cavata con la trasformazione in Agenzia.

Molti di questi enti sono gestiti direttamente dai ministeri, ma moltissimi sono invece emanazione delle Regioni, in particolare di quelle a statuto speciale.

«E’ una legge sociologica: un ente inutile tende a creare – o meglio inventare – compiti assolutamente inutili o comunque superflui per giustificare la propria sopravvivenza. Anche in Trentino questa regola fa scuola» – a dichiararlo è il consigliere provinciale di Agire Claudio Cia. Infatti è stata istituita l'accademia della montagna, che ha come obiettivo la realizzazione di corsi, convegni, pubblicazioni di vario titolo.

Per svolgere questi compiti bastava far ricorso agli assessorati competenti.

Quanto costa tutto questo? La stima è di circa 10 miliardi di euro annui, realizzata dal Codacons. In Italia il livello di tassazione è tra i più alti in Europa, e il nostro debito pubblico, nonostante il QE e gli interessi bassissimi non si è ridotto, anzi è continuato a salire, arrivando al 132,6% del pil.

Con dati come questi è difficile immaginare una ripresa economica vera. Roberto Perotti, commisario alla spending review, sosteneva che bisognava ridurre le tasse con i tagli alla spesa improduttiva. I suoi consigli non sono stati accolti e la spesa pubblica italiana continua a crescere.