"Ripristinare una certa flessibilità in uscita e tenere conto che non tutti i lavori e non tutti i lavoratori sono uguali", questo è quanto affermato dalla segretaria generale della Cisl Anna Maria Furlan a proposito di una maggiore flessibilità in uscita rilanciando la proposta di una probabile reintroduzione della pensione di anzianità. Secondo Furlan, infatti, occorre fare in modo che un lavoratore possa accedere al pensionamento dopo aver maturato un determinato numero di anni di contribuzione effettiva in combinazione ad una determinata età anagrafica.

Come già tanti sanno, il presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano ha proposto il meccanismo di Quota 100, ovvero la possibilità di lasciare il lavoro, e quindi ricorrere al pensionamento, dopo il raggiungimento dei 62 anni di età anagrafica e 38 anni di contributi effettivamente versati oppure 63 anni di età e 37 anni di contributi o ancora 64 anni di età e 36 anni di versamenti contributivi.

Il segretario Furlan si dimostra favorevole alla proposta avanzata da Damiano ma si deve tener conto della distinzione dei lavori e dei lavoratori. Tra questi, occorre tenere in considerazione i lavoratori usuranti e precoci, i quali, avendo iniziato a lavorare in giovane età, le soglie per arrivare al pensionamento devono essere inferiori, senza andare incontro ad alcun tipo di penalizzazione sull'assegno pensionistico. Come riporta il portale "Pensioni Oggi", Furlan chiede modifiche anche per quanto riguarda i licenziamenti collettivi. Eliminare le associazioni in partecipazione, le false partite Iva, i contratti a progetto e il lavoro intermittente rimane una priorità per l'esecutivo, visto che per i datori di lavoro, il contratto a tutele crescenti comporta costi minori. "Dobbiamo dare una centralità alla contrattazione aziendale e territoriale. E Il Governo può incentivare questo cambiamento defiscalizzando tutti o parte degli aumenti per maggiore produttività" ha spiegato il segretario generale della Cisl.