Il lungo viaggio di quell'enorme bara ha avuto fine, finalmente, adesso scomparirà per sempre dalle tv, come se un forno crematorio la riducesse in polvere, adesso rimarranno alcuni fogli di carta sparsi in varie capitanerie di porto, con scritto quel nome, "Costa Concordia", e tanti altri fogli, centinaia, che andranno a comporre il processo a Schettino e il suo equipaggio, e si accumuleranno faldoni e altri giorni di questa specie di limbo tutto italiano, dove un processo è fatto durare decine d'anni. Oggi, 27 luglio, quella bara è arrivata nel luogo di sepoltura, nel porto di Genova, lì vide i natali e lì è stata riportata a morire, anche se per me la sua morte avvenne quel 13 gennaio del 2012, con lo schianto sui fondali dell'Isola del Giglio.

Mi vergognai di tutto quello che successe, ma nel corso di quella diretta televisiva, riaffiorò il mio orgoglio di essere italiano, vedendo le persone del Giglio portare aiuto a quell'enorme massa di persone. Aprirono le loro case, aiutarono i feriti, si misero alla ricerca di mogli, mariti, figli, figlie, fidanzate, anime unite che in quel caos erano state separate e sballottate ovunque, persi nella confusione. Quella notte io ero uno di loro, mi sentivo fiero di loro, ero orgoglioso di loro… ma venne il mattino, e poi il giorno dopo e nonostante gli abitanti del Giglio fossero ancora il mio orgoglio, vidi arrivare i traghetti e da lì scendere delle iene con i cellulari a farsi le foto, avendo come sfondo la "Costa Concordia".

Ancora mancavano trentatré persone all'appello, le speranze di ritrovarle vive erano ridotte al lumicino, eppure per quegli "esseri" questo non era importante quanto farsi una foto avendo alle spalle l'ennesima vergogna italiana. Come se non bastasse quel convincimento estero che Italia vuol dire mafia, spaghetti, mandolino e ora il bunga-bunga, ecco che ci potranno offendere chiamandoci 'Schettino'.

Quello che contemporaneamente è il luogo e l'arma del delitto, sarà smantellata, cancellata. Con il tempo salteranno fuori molte suppellettili appartenute alla "Costa Concordia", sicuramente ci saranno molti collezionisti dal cervello malato pronti a sborsare un bel gruzzoletto per qualche pezzo di questi, s'innescherà pure il mercato del falso e quella scritta, "Costa Concordia" farà sempre capolino, e ogni volta questo farà morire, ancora una volta, quelle vittime ed io ripenserò a quel molo, pieno di persone terrorizzate, di parenti disperati nel piangere i loro cari e ai tanti idioti tutt'intorno, indaffarati a farsi selfie.

In questi anni ho visto capitare catastrofi, il terremoto in Abruzzo, poi in Emilia Romagna, le alluvioni, tutti eventi che hanno chiesto un tributo in vite umane e ogni volta ho visto la scintilla che immediatamente ha innescato l'Italia intera, con persone partite da tutte le regioni per portare soccorso, per dare aiuto. Ho molti amici e amiche che si trovavano lì, coinvolti in questa distruzione, ma primi poi a sbracciarsi e ad aiutare tutti. Ecco, sono orgoglioso di essere nato nella nazione che ha dato i natali a queste persone.