Dopo lunghe settimane di campagna elettorale, con i politici che si sono dati battaglia nelle città e nei villaggi, inizia la più grande consultazione democratica al mondo. In India per gli 814 milioni di aventi diritto, inizia oggi il lungo iter per l'elezione del Primo Ministro che terminerà il 12 maggio.

Il candidato per la vittoria finale, Narendra Modi del Corporate India, promette nuovi investimenti, sviluppo e occupazione.

Modi, figlio di un ambulante che vendeva the sui treni, è governatore dello Stato del Gujarat dal 2001. Il Gujarat è lo Stato che ha conosciuto il più rapido sviluppo degli ultimi anni, con un PIL paragonabile a quello della Slovenia, strade asfaltate e disponibilità di energia elettrica senza interruzioni.

Proprio sull'onda dei successi ottenuti come governatore, Modi, cerca di raggiungere la carica di Primo Ministro per portare le innovazioni in tutta l'India.

Modi promette 250 milioni di posti di lavoro nei prossimi dieci anni, maggiori investimenti infrastrutturali, una giusta semplificazione normativa, il taglio della burocrazia e lo sviluppo del commercio. Senza rinunciare ad alcuni dei cavalli di battaglia del nazionalismo economico indiano, compresa l'ostilità nei confronti delle multinazionali della grande distribuzione.

Uno dei punti cruciali da risolvere in un India che viaggia a velocità diverse fra zone rurali e città, è la minaccia interna dei guerriglieri maoisti che si fanno forza proprio dell'assenza dello Stato in molte zone, dove vi sono carenze nella salute pubblica, nell'istruzione, nella fornitura di acqua potabile e nell'energia elettrica.

Modi oltre ad essere molto ben visto politicamente ed economicamente sia internamente che esternamente è fortemente implicato per via giudiziaria nei massacri di musulmani nel Gujarat fra il 2002 e il 2003. È un accesso sostenitore del nazionalismo hindu, però ha la fama di essere incorruttibile.

Il partito eredità di Gandhi pare invece non avere molte speranze di vittoria.

Alla guida della campagna elettorale partecipano in tre: Manmohan Singh, Primo Ministro uscente che però ha dichiarato di non volersi candidare per il terzo mandato, Sonia Gandhi e il figlio Rahul, naturale candidato, ma con poche doti da leader, troppo schivo per puntare ad una solida vittoria.

A sorpresa invece si è inserito un terzo candidato Arvind Kejriwal, leader del movimento anticorruzione Aam Admi Party, che ha recentemente vinto 28 dei 70 seggi nella elezioni a Delhi.

A completare lo scenario si inseriscono l'ex-attrice Jayalalitha, che da quindici anni governa il Tamil Nadu e Mamata Banerjee, che ha strappato Calcutta e il West-Bengala ai comunisti dopo cinquant'anni.