Al di là dei distinguo e dell'incertezza che aleggia in politica negli ultimi tempi, una cosa è certa: il governo Renzi vuole durare fino al 2018. Così dichiara. E se è così bisogna pure che qualcuno ci lavori almeno un po' sui progetti da attuare. Ci sta pensando il gotha degli Stati Generali dell'Innovazione. A dire il vero non hanno mai "mollato la presa" perché se c'è qualcuno che si è veramente interessato all'Agenda Digitale italiana e l'ha portata avanti negli anni, sono proprio loro.

Professionalità, competenza, accuratezza, accountability sono sinonimi non solo di un nuovo modo di intendere la comunicazione digitale ma sono anche le parole identitarie degli Innovatori italiani, in gran parte riunitisi sotto il brand SGI.

Si terrà il 16 ottobre prossimo, 2014, alle ore 16, a Roma, presso la sala Mercede, in Via della Mercede 55, la prima riunione della Consulta permanente dell'Innovazione, per discutere della Legge di stabilità, come liberare risorse per il digitale, come dare seguito alle priorità digitali nel nostro paese.

Il digitale può essere un gran bel strumento di sviluppo, può implementare conoscenza e condivisione, può rafforzare la rete sociale, può essere sostenibile, a costo zero e perfino ecologico, ma come tutte le strutture economico-sociali, necessita di un imput governativo. Fin'ora il governo Renzi è stato molto "Open" - sensibile - sull'argomento, ma anche qui di azioni concrete se ne sono viste ben poche.

Ciò non toglie che gli Innovatori italiani continuino a credere nelle capacità ed energie modernizzatrici di questo governo. E si sono lanciati nello studio di proposte utili ed economiche per far partire "tecnicamente" il digitale L'obiettivo è di identificare poche ma significative proposte concrete da includere nella Legge di Stabilità, nell'ambito della vision e delle direttrici della Carta d'intenti per l'innovazione.

Le proposte sono da definire sul fronte della "liberazione di risorse" (risparmi, efficienze) e degli investimenti su alcuni interventi visti come prioritari. Il tutto accompagnato da una richiesta di metodo che abbia come ingredienti la coprogettazione, la collaborazione e la condivisione, la gestione del cambiamento, la gestione degli interventi secondo le prassi consolidate di gestione progetti.

Le proposte per liberare risorse vanno dall'adozione di software opensource alla promozione e accrescimento della cultura digitale, come gli scambi di buone pratiche e knowledge attraverso sistemi informatici di condivisione e sharing e riuso dei software.

Ciò potrebbe, anzi deve, tornare molto utile alla PA italiana, al sistema Sanitario ed a tutti quegli ambiti pubblici o privati di gestione dei dati aperti, per snellire la burocrazia, abbattere i costi e aumentare i settori di lavoro e professionalità