Ieri è stata una giornata di festa per la città di Roma in seguito all'inaugurazione delle sei nuove stazioni della Metro C di Roma, che sono: Mirti, Gardenie, Teano, Malatesta, Pigneto, Lodi. Presenti all'evento i vertici istituzionali romani, laziali e nazionali, tra cui il sindaco Ignazio Marino, il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio e Guido Improta, assessore alla mobilità di Roma. La nuova Metro C collega ora Pantano con la centralissima piazza Lodi per un totale complessivo di 21 fermate e 18 km, osserverà un orario che va dalle 5.30 alle 23.30, aperta tutti i giorni, con una frequenza di 6 minuti circa.

I treni sono di ultima generazione e non hanno bisogno del conducente a bordo ma vengono controllati da un sistema di automazione integrale driverless.

Un dubbio molto grande aleggia, però, sul futuro di quest'opera che dai progetti originali era stata pensata per arrivare fino alla Farnesina, ma ci sono forti probabilità che si fermi ai Fori Imperiali. Ieri, infatti, il ministro Delrio ha lasciato intendere che c'è bisogno di trovare modi diversi per portare avanti la realizzazione delle altre tratte previste, visto il notevole aumento dei tempi di costruzione e dei costi di realizzazione che hanno portato le spese ad un aumento di circa un miliardo. C'è l'intenzione, dunque, di rescindere l'attuale contratto in essere con il Consorzio di imprese costruttrici e proporre una nuova gara d'appalto.

Il ministro ha dichiarato, infatti: "Ci sarà l'apertura di un tavolo per valutare le restanti tratte di prolungamento, in cui verranno discussi progetti condivisi, dai tempi certi. Per quanto riguarda i finanziamenti troveremo il modo di crearli poiché la cura del ferro è una priorità del Governo". Ad oggi i lavori sono stati svolti nel classico modo al limite della legalità, ossia, il Consorzio riceve la commessa, che a sua volta appalta ad altre ditte che subappaltano anch'esse ad altri.

Tale sistema porta i costi totali ad una lievitazione notevole: più di 500 milioni di extracosti derivanti da contenziosi e con un'opera che a fronte dei 2,9 miliardi stimati è costata 3,9 miliardi, esattamente un miliardo in più. Soldi che ha sborsato per il 70% il Governo, per il 18% il Comune di Roma e per il 12% la Regione Lazio e di conseguenza soldi derivanti dalle tasse dei cittadini.