I ricercatori della University of Texas MD Anderson Cancer Center hanno effettuato una serie di studi sulla tossina mortale prodotta dal fungo Amanita phalloides, individuandola come potenziale trattamento per la formulazione di farmaci antitumorali. Essi hanno scoperto che questa tossina è in grado di produrre degli anticorpi coniugati (ADC) in grado di stimolare la trascrizione del gene POLR2A, efficace nella remissione del cancro del colon-retto in modelli animali. Il farmaco sviluppato ha causato una completa regressione del tumore e una tossicità notevolmente ridotta, con un conseguente minore impatto sulle cellule sane.

Nel corso dei suoi studi il professor Xiongbin Lu ha osservato che quando il gene soppressore delle cellule tumorali (TP53) viene eliminato, causando la formazione del cancro, contemporaneamente un altro gene, il POLR2A subisce la stessa sorte. Normalmente, le cellule possiedono due copie del gene POLR2A e del TP53, ma i modelli studiati da Lu erano caratterizzati da una sola copia di entrambi i geni. Lu dimostrò una correlazione tra questa mancanza e l'aumento della comparsa dei tumori del colon-retto (53%), del seno (62%) e delle ovaie (75%). Il gene POLR2A è essenziale per la sopravvivenza delle cellule, comprese quelle cancerogene. Se ne esiste una sola copia, le cellule tumorali sono più sensibili a sopprimere il TP53, formando il cancro.

Lo studio di Lu, pubblicato sul numero del 22 aprile di Nature, rivela come la relazione tra il gene POLR2A e il TP53 permetta di restringere i campi della ricerca per lo sviluppo di nuove terapie farmacologiche. Infatti, sapendo che una copia di POLR2A può consentire al cancro di accrescerci, i ricercatori possono concentrarsi su di un nuovo obbiettivo da colpire.

Dalle analisi si è scoperto che la tossina del fungo amanita è in grado di inibire il gene POLR2A in maniera specifica. In questo modo il team di Lu ha sviluppato un nuovo farmaco, l'alpha-amanatin, capace di eliminare il POLR2A e ripristinare la funzionalità del TP53. Dagli studi si è evinto come fosse sufficiente una bassa dose di alpha-amanita per arrestare la formazione di cellule tumorali, con relativa riduzione della tossicità cellulare ed epatica.