Il 20 luglio 1969 (il giorno 21 in Italia) è una data importante per il progresso, la storia e l’umanità. Probabilmente molti lo ignorano, ma questo è il giorno in cui Neil Armstrong camminò per la prima volta sul suolo lunare. Per il periodo storico che si stava vivendo era davvero un'impresa eccezionale, per molti versi irripetibile, e di fatto ad oggi lo è ancora. Per raggiungere quest'obiettivo, la NASA impiegò tutte le proprie energie e risorse. Tuttavia, l’ambizione dell'ente aerospaziale fu pari alla pericolosità della sua stessa realizzazione: il 27 gennaio 1967, mentre Armstrong, Gordon Cooper, Richard Gordon, Jim Lovell e Malcolm Carpenter si trovavano a Washington per la stesura del trattato sullo spazio extra-atmosferico, Gus Grissom, Edward White e Roger Chaffee perdevano la vita a causa di un incendio scoppiato sull'Apollo 1.

Il 5 aprile, mentre la commissione incaricata di investigare sull'incidente pubblicava la sua relazione, Armstrong insieme ad altri 17 astronauti convocati da Deke Slayton venivano scelti come piloti per le prime missioni lunari. In seguito ai ritardi nella progettazione, Armstrong, da membro di un equipaggio di riserva, si trovò al comando dell’Apollo 11. La NASA, per fornire agli astronauti una migliore esperienza di pilotaggio del modulo lunare, commissionò alla Bell Aircraft la costruzione di veicoli e camere di simulazione, al fine di prepararli all'ambiente lunare. Neanche un pericoloso incidente avvenuto il 6 maggio 1968 fermò l'astronauta statunitense che si salvò per miracolo, uscendone illeso dopo essersi espulso dal modulo lunare qualche istante prima dello schianto.

Il giorno della partenza, la tensione, l’ansia e la preoccupazione erano tangibili, e il momento di maggior apprensione fu l’atterraggio. Durante la fase di discesa verso la luna, Armstrong prese il controllo del modulo, dopo aver constatato che il punto di atterraggio non era lo stesso che avevano previsto. Eseguì una virata che comportò un maggior consumo di carburante che generò una certa ansia tra tutti gli addetti ai lavori.

Solo quando comunicò l’esito positivo, il Centro di Controllo tirò un sospiro di sollievo: "Avete fatto diventare blu un po' di gente qui. Stiamo respirando di nuovo". Il resto è storia; la scena è ancora viva nelle nostre menti: "That's one small step for (a) man, one giant leap for mankind - Questo è un piccolo passo per (un) uomo, un gigantesco balzo per l'umanità".

Perché è così difficile tornare sulla Luna?

La NASA da allora ha varato, approvato e poi accantonato diversi programmi aerospaziali. Il 14 gennaio 2004 il presidente George W. Bush annunciò il programma Vision for Space Exploration (VSE), in cui venivano tracciate le nuove linee guida sull'esplorazione spaziale umana. Inoltre il VSE prevedeva un ulteriore progetto della NASA, Constellation (CxP), con l'intenzione di mettere a punto e testare un nuovo veicolo spaziale, Crew Exploration Vehicle, che sarebbe stato impiegato sia come navetta con la Stazione Spaziale Internazionale, dopo il ritiro dello Shuttle, sia per trasportare astronauti oltre l'orbita terrestre per la prima volta dal programma Apollo.

L'obiettivo principale era quello di creare una nuova generazione di veicoli spaziali con equipaggio, costituiti dai vettori Ares I e Ares V, dalla capsula Orion, dall'Earth Departure Stage e dal modulo lunare Altair.

Nel 2015, dopo una fase di discussione al Congresso (quando il presidente degli Stati Uniti era Barack Obama), si decise di rinviare il programma spaziale al 2020, e così il progetto venne accantonato in favore di altri meno dispendiosi. Una possibile alternativa a Constellation fu il cosiddetto Project Direct, che prevedeva il riutilizzo della capsula Orion accoppiata ad un altro razzo derivato direttamente dai serbatoi del carburante dello Shuttle. Purtroppo, anche questo programma fu cancellato a favore dello Space Launch System, il nuovo veicolo di lancio pesante con equipaggio della NASA, che dovrebbe compiere il suo primo volo nel 2019.

Il 6 luglio scorso, il vice presidente americano Mike Pence ha visitato e tenuto un lungo discorso al Kennedy Space Center, in Florida, durante il quale ha dichiarato: "Torneremo sulla Luna e andremo su Marte, poi andremo in luoghi che solo i figli dei nostri figli potranno immaginare".

Tuttavia, il programma aerospaziale della NASA, per quanto possa sembrare più concreto e incentrato su una lunghissima programmazione di circa 13 anni, presenta ancora molte ombre che pongono in evidenza le notevoli difficoltà per raggiungere nuovamente la Luna. I maggiori ostacoli sono di natura economica, poiché nell'ultima legge di bilancio, l'amministrazione Trump ha confermato il trend delle presidenze precedenti, tagliando il budget della NASA non solo - come ci si aspettava - relativamente agli studi climatici, ma anche in merito al settore dell'esplorazione umana.