Tempo di Halloween, tempo di streghe. S'intitola Le streghe son tornate (edizione Piemme) l'ultimo libro di Vanna De Angelis, presentato lo scorso 26 ottobre dall'autrice, da Fabio D’Ambrosio e dallo scrittore Gaetano Delli Santi a Milano.
Una paura ancestrale
Partendo dal fatto che il termine “Strega” sia nato quasi come sinonimo del “diverso”, di quel timore del femminile nascosto nell’uomo, della sua reale incapacità di capire la donna, il testo deve essere letto riflettendo sulla differenza che sussiste ineluttabilmente tra maschio e femmina.
Nell’introduzione si narra che Giacomo Casanova nelle sue Memorie rievocava il dialogo tra due sacerdoti con cui aveva intrapreso un viaggio: “I due prelati si domandavano se l’utero fosse un animale diabolico nascosto nel ventre femminile o se fosse parte intrinseca della natura della donna e quindi delle sue stesse viscere”.
Fatto questo presupposto, l'autrice si addentra nel vivo del discorso. Fin dal basso Medioevo la caccia alle streghe ebbe inizio, nascondendo il germe di tanta crudeltà già nella mentalità di una società che andava via via, in crescendo, sviluppandosi in tal senso.
“Dal disprezzare la donna al bruciarla il passo è breve” scrive l'autrice. Nella donna, infatti, si vedeva la fonte di ogni male, comprese le carestie.
Che sia stato ”nel nome della Croce” l’inizio di quei massacri? È sicuramente un argomento che la scrittrice scava in profondità, narrandoci i processi più interessanti e le torture alle quali le protagoniste del libro sono state sottoposte, situazioni che dal Medioevo fin all'Illuminismo sono parte della storia della donna.
Nella medicina non ufficiale si nascondono i segreti della Natura
Riflettendo sull’introduzione Delli Santi sottolineava: “Il racconto si trasforma in un vero e proprio passaggio a quello che è il mondo delle streghe, quindi il mondo delle viscere, in questo caso associate alle viscere della terra, che tanto infastidiva il mondo apollineo dell’uomo; il racconto tratta quindi delle parti nascoste della donna, alle quali poi si associa il pensiero della donna, cioè quell’aspetto imprendibile, sibillino della donna che tanto infastidiva, come dire metaforicamente, la linea di terra della razionalità dell’uomo…” .
Ed ancora, il testo tratta di "tutti quegli elementi discostanti se letti dal punto di vista maschile, tutti quegli elementi di grande sensibilità in cui la donna si sofferma sui fiori, a catalogarli, a raccoglierli per creare strane pozioni che dessero vita a una quotidianità completamente diversa”.
Nella seconda parte del libro, nel capitolo “Dal caos delle fate al caos dei santi” l'autrice menziona Paracelso che nel 1527 ottenne la cattedra di Medicina e Filosofia all’Università di Basilea. La prima lezione fu inaugurata con il rogo di tutti i libri della biblioteca della città. Questo per dirigere l’attenzione verso una medicina non scolastica.
Ragion per cui Paracelso trascinò gli studenti verso i boschi e le montagne dove “insegnare nella ‘grande farmacia’ della natura i segreti della guarigione appresi dalle donne sapienti”, scrive l’autrice.
Infatti, il pensiero di De Angelis nell’affrontare questo lavoro di ricerca, come ha raccontato lei stessa, ruota attorno a quelle credenze e quei riti legati ancora al paganesimo e a come essi siano stati sostituiti.