Sono 27 i casi di cinghiali scoperti nei boschi della Valsesia, in provincia di Vercelli, che sono risultati contaminati dal cesio 137, un isotopo radioattivo che è un prodotto secondario della fissione nucleare dell'uranio. Le analisi, effettuate su un centinaio di cinghiali abbattuti durante l'ultima stagione di caccia, hanno evidenziato un livello del contaminante che in alcuni casi risulta di 10 volte superiore ai valori consentiti nel caso di un incidente nucleare.
Immediatamente scatta l'allarme e si avanzano le prime ipotesi, caute in quanto una simile contaminazione richiederà analisi più approfondite del contesto ambientale, idrogeologico e meteorologico delle zone interessate.
Analisi che si estenderanno, a questo punto, anche ad altri animali selvatici.
Legambiente e l'Arpa del Piemonte hanno immediatamente avanzato l'ipotesi che la contaminazione possa essere una diretta conseguenza dell'incidente nucleare avvenuto a Chernobyl nel 1986. Sembrano escludere invece un coinvolgimento delle vecchie centrali nucleari del Piemonte, smantellate negli anni '80
Una delle ipotesi più preoccupanti sembra essere tuttavia quella di un possibile traffico illegale di materiali tossici.
Il ministro Renato Balduzzi, in accordo con la Regione Piemonte, ha mobilitato i militari del Nucleo anti sofisticazioni e quelli del Nucleo operativo ecologico nel cui Reparto operativo è inserita una Sezione inquinamento sa sostanze radioattive. Venerdì 8 marzo si terrà la prima riunione di coordinamento