Riportiamo il video impressionante ripreso in mare da alcuni pescatori a Napoli la mattina del 5 settembre 2015. All’inizio della visione ci si può immaginare che sia una imbarcazione di migranti sotto il fuoco di batterie missilistiche: e invece no. Sulla prora si iniziano ad accumulare palle di ghiaccio enormi, fino a forarla, riuscendo a stento a comprendere che si tratta di una grandinata. Il mare intorno sembra ribollire con spruzzi così alti che danno conto del peso degli oggetti che precipitano velocissimi dal cielo. Una distesa di colpi per chilometri, così vasta da perdersi oltre il visibile, in immagini rare quanto spettacolari.
Chi era sui social media verso le 11 del mattino ha iniziato a ricevere notifiche di amici napoletani che, anche con grande paura, pubblicavano foto di chicchi di grandine della dimensione di grosse palle da tennis. Facebook e YouTube hanno iniziato a proporre foto e video che manifestavano l’angoscia e lo stupore di chi era sul posto. In effetti erano decenni che le condizioni climatiche non avessero creato questo straordinario evento, già annunciato su queste colonne.
Ma a cosa sono dovuti questi fenomeni così straordinari? Come possono piovere sfere del diametro così cospicuo? La spiegazione è nella eccezionalità di condizioni che, quando si verificano insieme, possono produrre un fenomeno che diventa talvolta una vera e propria calamità naturale, con danni alle cose e più raramente alle persone.
Tutto è dovuto a correnti d’aria vorticose che portano le gocce di pioggia di nuovo verso l’alto, in zone molto più fredde. Le gocce d’acqua ghiacciate scendono per il peso ma possono risalire per le correnti ascensionali, specie in stagioni calde e ventose, entrando in contatto con i chicchi già formati, aumentandone la dimensione.
Ma per giungere fino al suolo il chicco deve avere un peso che superi le correnti ai livelli inferiori che possono rimandarlo in alto, facendo compiere all’embrione numerosi percorsi in alto e in basso. Nel caso di Napoli si è verificato probabilmente che le grosse formazioni nuvolose fossero a circa 9-10 km di altezza e che le linee di ascendenza fossero inclinate verso il temporale, dal fronte al retro, a quote basse, e se ne allontanavano, sottovento, alle quote più alte a causa di forti venti nella zona dell’alta troposfera.
Questo fenomeno lo si può rilevare osservando i chicchi che presentano una struttura a cipolla e i cui strati stanno ad identificare il numero di percorsi in risalita compiuti.
Secondo altri osservatori, spesso tra quelli che amano la dietrologia, si indica come fattore addensante la presenza di polveri minerali metalliche dovute all’inquinamento o da spray in alta atmosfera, teoria che poi vogliono dimostrare con il famoso esperimento dell’accendino posto vicino al chicco che invece di produrre acqua lodissolverebbe dimostrando l’infiammabilità dello stesso. Questa teoria è stata già più volte negata dimostrando come l’accendino faccia evaporare l’acqua, estremamente pura, e come i segni scuri di combustione siano prodotti invece dal gas dell’accendino stesso. Intanto, mentre seguiamo gli allertameteo, come usa dire, piovono pietre!