Ha lasciato tutti a bocca aperta la notizia ufficiale della fresca scoperta fatta dalla NASA: un nuovo sistema planetario, con sette esopianeti orbitanti attorno ad una stella, dista a circa 39 anni luce dal nostro Sistema Solare.

Il loro "Sole" era già conosciuto dai nostri scienziati: si tratta di una stella rossa ultranana fredda, rinominata al tempo della scoperta TRAPPIST-1, acronimo di Transiting Planets and PlanetesIsmals Small Telescope-south, nome del telescopio con cui fu identificata.

I fratelli della Terra

Inizialmente, durante le osservazioni e gli studi effettuati su TRAPPIST-1 tra settembre e dicembre 2015, gli scienziati avevano individuato solo tre pianeti orbitanti attorno all'ultranana rossa; ad oggi il numero è salito a sette, e tutti i pianeti del nuovo sistema extrasolare sono stati distinti fra loro con l'apposizione delle lettere b, c, d, e, f, g e h.I primi sei sono stati considerati simili al nostro per quanto riguarda dimensioni e temperatura (compresa tra 1 e 100 gradi), probabilmente anche di composizione rocciosa.

Tre di questi pianeti (TRAPPIST-1e, f, g) inoltre sono stati dichiarati probabilmente in "zona di abitabilità", sono ossia dotati di condizioni tali da permettere di avere al loro interno acqua allo stato liquido, fattore primario per lo sviluppo di vita nell'ambiente. Rimane più misterioso (per il momento) TRAPPIST-1h, il settimo pianeta in ordine di lontananza fattore per cui appunto risulta più complicato attuare accertamenti e ricerche sul suo conto, ma che lascia comunque intendere che la sua temperatura non possa essere ottimale per la formazione di acqua, così come del resto quella eccessivamente elevata dei primi tre (TRAPPIST-1b, c e d), troppo vicini alla stella. Sta di fatto che la scoperta riguarda sistema di pianeti più grande che possa essere considerato simile al nostro, e gli scienziati a questo punto si trovano molto più vicini alla risposta alla domanda esistenziale per eccellenza: siamo soli nell'Universo?

Le probabilità che la risposta sia "no" sono molto alte e "Trovare una nuova Terra", come ha detto l'amministratore associato della NASA Thomas Zurbuchen, "non è più una questione di se, ma di quando".