Eravamo tutti davanti al computer ad attendere una qualche sorta di notifica, a sperare che finalmente potesse nascere una nuova stella, un motore di ricerca "made in italy" ed essere così fieri del nostro Paese e credere che anche in Italia si possa pensare di fare innovazione.

Anche questa volta la delusione ci ha lasciati stupefatti e indifferenti allo stesso tempo, ma forse a essere il più deluso è stato proprio il padre del nuovo, ma ormai vecchio, motore di ricerca italiano.

"Lascio la direzione tecnica di Volunia perché qualcun altro vuole farla al posto mio.

Vuole poter decidere tutto, senza di me. E si è quindi sostituito alla mia posizione, intimandomi di farmi da parte", queste sono state le prime parole di Massimo Marchiori, matematico-informatico italiano che ci lascia però un piccolo tassello di speranza per il futuro: "Occorrerebbe una nuova gestione per il bene del progetto: a quel punto potrei rientrare" conclude colui che a suo tempo mise la firma su alcuni progetti alla base del PageRank di Google e che con Volunia avrebbe tentato di predisporre quello che egli stesso ha definito come una "metastruttura", qualcosa che intende operare ad un livello superiore rispetto a quello di un normale motore di ricerca.

Il miracolo era nell'aria, un progetto tutto italiano che si proponeva nel mercato dei motori di ricerca mondiali e che magari poteva azzardare a sfidare i Big della Silicon Valley, poteva funzionare.

Purtroppo, in Italia, manca ancora la concezione di quella che è la "vera condivisione", anche a livello aziendale, per il bene di un progetto che in assenza di ideologie ben salde non può andare avanti e avere successo.

Come fa un motore di ricerca come Volunia, basato soprattutto sulla condivisione delle ricerche, a non avere dietro le spalle un "Vertice" che la pensa allo stesso modo del proprio creatore?