Nella prima mattinata di giovedì i carabinieri di Santarcangelo, cittadina alle porte di Rimini, sono stati chiamati dai vicini preoccupati per urla e frastuono provenienti dalla casa della coppia. Da un'emergenza per una lite domestica, come forse tante ne avvengono nelle nostre città, è scaturito l'arresto di un 30enne italiano residente nella cittadina romagnola con le accuse di coltivazione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.

Tutto ha inizio quando, nella notte tra mercoledì e giovedì, i militari dell'Arma sono intervenuti nell'abitazione del ragazzo per fronteggiare un'animata lite domestica tra lui e la moglie, ordinaria amministrazione è stato il pensiero dei gendarmi.

Entrati nell'appartamento, i carabinieri prontamente hanno riportato la calma nella coppia ma, allo stesso tempo, con stupore, si sono accorti che nella camera da letto erano presenti ben 5 piante di marijuana, ben allevate in una teca provvista di impianto per la luce artificiale e il controllo dell'umidità; insomma hanno trovato una vera e propria serra domestica per un presunto spaccio a chilometro zero.

Dopo aver notato questa strana passione botanica dell'uomo, i Carabinieri hanno predisposto la perquisizione dei locali e questo ha permesso di trovare e conseguentemente sequestrare 90 grammi di marijuana essiccata e 2 grammi di marijuana pronta alla vendita. Scattate le manette per il marito turbolento, non per violenze domestiche, come si sarebbero aspetti le forze dell'ordine al momento della chiamata, ma per detenzione e coltivazione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.

La medioevale cittadina romagnola non è nuova a fatti del genere, infatti negli ultimi tempi sempre più spesso questa, che una volta era una tranquilla cittadina, è balzata agli onori delle cronache per reati legati allo spaccio. Di sicuro non ha fatto bene a Santarcangelo la vicinanza con Rimini che, secondo le cronache, sempre più è ricettacolo di criminali e sempre più frequentemente vede legato il suo nome a problemi di immigrazione violenta e di reati di droga e spaccio.

Subito pronto il paese nel cercar di dare un nome a questi produttori romagnoli, ma le Forze dell'Ordine e i pochi che sanno sono chiusi in un riserbo tale da rendere impossibile per tutti l'identificazione dei Pablo Escobar clementini.