Dopo un anno dall'esonero del tecnico francese Rudi Garcia, il presidente della società giallorossa James Pallotta, torna a parlare di quei tempi e dei comportamenti dell'ex mister che ne hanno decretato l'allontanamento. In una intervista rilasciata al sito ufficiale della Roma, l'imprenditore si è disfatto di qualche sassolino.
Esonero facile
Analizzando il 2016 ormai quasi concluso, Pallotta mette in cima proprio il cambio di allenatore avvenuto a gennaio dicendo che la decisione di procedere con l'esonero è stata relativamente facile: "considerata la serie di partite senza vittorie e l’ottima squadra che avevamo".
Secondo il presidente la squadra stava progressivamente perdendo colpi dal punto di vista psicologico con evidenti conseguenze sul campo, se non si fosse fatto nulla forse: "non saremmo mai potuti arrivare tra le prime cinque". Sempre riguardo a Garcia, Pallotta aveva notato, già nella precedente stagione, il calo di prestazioni anche durante gli allenamenti. Cercando di cambiare la situazione ha provato con l'inserimento di persone esperte nello staff, ma sottolinea: "c’è stata l’incapacità di ascoltare e accettare ogni tipo di aiuto".
Spalletti
Tutt'altre parole, invece, sono dedicate all'attuale allenatore Luciano Spalletti. Dopo l’esonero del tecnico francese, il presidente giallorosso ha detto di aver incontrato tanti tecnici che volevano venire volentieri a Roma, ma solo Luciano Spalletti si è meritato quel posto: "dopo aver incontrato e parlato con Luciano ho capito che era lui la persona che stavamo cercando" dice James Pallotta.
Ciò che lo ha colpito maggiormente del tecnico toscano è stata la sua preparazione sotto tutti i punti di vista, sia tattico, che strategico ed anche psicologico, inoltre aveva già vissuto un'esperienza a Roma ed era dunque anche preparato sull'ambiente.
Rinnovo Totti
Le ultime parole, infine, sono per il Capitano, Francesco Totti e sul suo rinnovo.
Secondo Pallotta il numero 10 giallorosso può risultare ancora decisivo, mettendo in chiaro che il suo nuovo contratto non è un premio dovuto alle sue ultime prestazioni, ma una naturale conseguenza dopo i colloqui avvenuti con lui e con lo staff, pensando che potesse ancora dare un contributo importante alla squadra.