Sono passati sei mesi esatti dal giorno della finale di Cardiff che ha consegnato al Real Madrid la dodicesima Champions League ai danni della Juventus; curiosamente, sabato sera Zidane ha schierato la stessa formazione al San Mamés ma il risultato non è stato lo stesso, uno 0-0 scialbo contro l'Athletic Bilbao che ha fatto scivolare i blancos a meno otto dal Barcellona. Cosa è cambiato dunque nel giro di 182 giorni e perché la squadra sembra lontana parente di quella vittoriosa in Galles?
Gioco lento e senza brillantezza
I tifosi del Madrid potrebbero raccontare, ad occhi chiusi, il magnifico secondo tempo in cui la squadra di Zidane torturò la Juventus con un calcio spumeggiante; quei quarantacinque minuti rimarranno per tanto tempo impressi nella mente degli aficionados, quelli di Bilbao invece si dimenticheranno presto. Ciò che resterà nella memoria sarà un gioco lento che non ha niente a vedere con quello offerto a Cardiff. Chiaramente, il gioco e i risultati portano dietro di loro brutte sensazioni; mentre questa compagine vede con il cannocchiale il Barcellona e amarezza le prossime gare in calendario, quella della passata stagione vinceva la Liga con il morale alle stelle e la possibilità di fare la storia, di chiudere un anno che non è paragonabile alla situazione attuale.
Il Real Madrid segnò quattro gol nella finale di Champions e quasi senza faticare, ora sono due partite di fila che non gonfia la rete, zero al Wanda Metropolitano e altrettanti al San Mamés. In generale le statistiche non migliorano poiché in quattordici giornate ha realizzato 25 gol, meno di Celta Vigo, Real Sociedad, Barcellona e Valencia; i massimi goleador sono Isco e Asensio con quattro, seguono Ronaldo e Benzema con due. Zidane l'anno scorso quando si girava aveva in panchina Morata, Asensio, James Rodriguez, Danilo ecc... Adesso le cose sono cambiate: a Bilbao sono entrati Kovacic e Mayoral, Ceballos non ha fatto nemmeno un minuto come Theo Hernàndez e Lucas Vazquez. I ricambi non hanno lo stesso peso come dimostrato in Copa del Rey contro il Fuenlabrada e come dimostra Zizou, senza dirlo pubblicamente, ogni volta che deve cambiare.
Modric non è Modric, Kroos non è Kroos, Marcelo non si avvicina nemmeno a quello della stagione passata; il club in toto è lontano dal suo solito livello e le individualità lo stanno trascinando nel fango. Lento, senza idee, il centrocampo blanco non produce più gioco. Nessuno degli undici titolari è in forma.
Mancanza di motivazioni
Zidane ha insistito nel ritiro estivo che la preparazione fosse fatta per arrivare al top nelle due partite di Supercoppa di Spagna ad agosto contro gli eterni rivali blaugrana. Il Real Madrid vinse il doppio confronto in maniera brillantissima e quel successo portò ancora più in alto le merengues che però, passato quel picco di forma programmato, sono sprofondate in un tunnel dal quale non riescono ad uscire.
I giocatori vagano per il campo come se quello che ha la sua stessa maglia correndo nel medesimo campo non fosse un suo compagno. C'è una disconnessione chiara tra il centrocampo e l'attacco, accusata e segnalata. A un mese dall'inizio del mercato invernale non si sa chi sarà il portiere da gennaio; Keylor Navas viene spesso intervistato sulla questione rinnovo e lo spettro dell'acquisto di un grande portiere ha sempre aleggiato sulla sua testa, però lo splendido finale di stagione lo aveva dotato di uno status dimenticato a Bilbao, dove ha affrontato il suo possibile sostituto, quel Kepa Arrizabalaga sul taccuino dei dirigenti da mesi. Pure la fortuna ha abbandonato gli uomini vestiti di bianco; il tiro di Casemiro che tocca Khedira disegnando una parabola impossibile per Buffon ora colpirebbe il palo.
Ci sono molte occasioni che non entrano per millimetri. Si arriva infine alla questione che forse più di tutte spiega questo calo ossia la mancanza di stimoli dopo anni di vittorie; i blancos dal 2014 hanno vinto tre Champions League, una Liga, una Copa del Rey, due Mondiali per Club, due Supercoppe Europee. Che sia la fine naturale di un ciclo?