"Chi c’era nel 2006 sa che sul campo li abbiamo vinti noi quegli scudetti. In un ambiente dove i puri che potevano scagliare la prima pietra erano pochissimi": questo uno dei passaggi dell'intervista rilasciata nelle scorse ore da Gianluigi Buffon a il Corriere della Sera in occasione dell'uscita della sua autobiografia, scritta con Mario Desiati e pubblicata da Mondadori, dal titolo Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi.
Tanti i temi toccati dall'ex portiere della Juventus e della Nazionale che in carriera ha giocato 3 finali di Champions League, vinto un mondiale e alzato al cielo ben 10 scudetti coi bianconeri.
Buffon su Luciano Moggi: 'Una persona simpatica e controversa'
Restando sempre in tema Calciopoli e 2006, Buffon ha parlato di Luciano Moggi, il dg della Juventus dell'epoca individuato come il primo e più diretto responsabile di quello che è diventato uno scandalo senza precedenti nella storia della Serie A: "Una persona simpatica e controversa, un dirigente che ha sempre avuto successo, un carismatico che teneva a distanza i calciatori ma li sapeva prendere".
La finale dei Mondiali contro la Francia e Zidane: un episodio indimenticabile
Inevitabile poi un passaggio sul mondiale vinto nel 2006 con l'Italia in merito al quale Buffon ha ricordato anche l’episodio che ha coinvolto Zinedine Zidane e Marco Materazzi.
Fu proprio lui a richiamare l’attenzione dell’arbitro sulla testata di Zidane a Materazzi, portando all'espulsione del francese: "Richiamai l’attenzione dell’arbitro, perché temevo che Marco non si rialzasse. Avevo appena parato un colpo di testa di Zidane che pareva una sassata: per poco non mi piega la mano. Soltanto dopo trenta secondi ho realizzato, non lo nego, che l’espulsione dell’avversario più forte sarebbe stata un vantaggio".
Le dichiarazioni di Buffon su Capello e Allegri
L'attuale capo delegazione della nazionale italiana ha poi dedicato un capitolo importante agli allenatori che lo hanno guidato durante la sua carriera, sottolineando le differenze tra chi era capace di scuotere la squadra e chi invece preferiva un approccio più psicologico: "Ho avuto i sergenti" ha dichiarato riferendosi a Fabio Capello, Antonio Conte e Cesare Prandelli, allenatori che lo hanno sempre motivato con parole forti e pratiche dure ma sempre in grado di farlo rendere al meglio.
Buffon ha poi ricordato un episodio con Capello: "Avevo fatto una partita strepitosa, una sequela pazzesca di parate, cadere rialzarsi, cadere rialzarsi. Capello mi convocò, mi fece vedere il filmato della partita e mi disse: ‘Gigi, proprio non ci siamo’. Ci rimasi malissimo". L'obiettivo, chiaramente, era spronarlo a fare sempre il meglio.
Dall’altra parte, però, c’è la figura più distensiva di Massimiliano Allegri, che Buffon paragona ad un “angelo” dopo l’intensità di Conte: "Abituati a Conte, che ci faceva cazziatoni terribili, Allegri ci parve un angelo" ricordando come sapesse trovare il giusto equilibrio tra il saper dare le giuste motivazioni e il saper infondere insieme una certa calma.
Gli anni con Allegri e la carriera
Gianluigi Buffon ha condiviso diverse stagioni con Massimiliano Allegri, sette anni in tutto alla Juventus nelle quali i due hanno vinto molto fra scudetti, Coppe Italia e Supercoppe italiane.
Sono arrivati entrambi vicini alla vittoria della Champions League nelle stagioni 2014-2015 e 2016-2017, quando la squadra bianconera venne sconfitta soltanto nell'atto conclusivo rispettivamente dal Barcellona e dal Real Madrid.
In carriera Buffon ha disputato 685 gare con la Juventus, 265 col Parma e 25 col PSG subendo, rispettivamente, 539 gol (con ben 322 clean sheet), 261 reti e 25 marcature totali.