Andrea Agnelli in questi giorni ha festeggiato i dieci anni di presidenza alla Juventus. Il massimo dirigente bianconero è riuscito a raccogliere numerosi successi, impreziositi da ben otto scudetti consecutivi e tanti trofei nazionali vinti. Non sono però passate inosservate alcune dichiarazioni da parte di personaggi autorevoli nel mondo dello sport che hanno invitato il presidente Agnelli a chiudere il discorso Calciopoli accettando la sentenza.
In particolar modo sia il giornalista sportivo di Sky Sport Paolo Condò che l'ex direttore generale della Federazione Italiana Giuoco Calcio Giovanni Valentini hanno 'ammonito' l'atteggiamento del massimo dirigente bianconero, che tuttora rivendica i due scudetti revocati a causa di Calciopoli.
Come è noto infatti la sentenza stabilì non solo la retrocessione dei bianconeri in Serie B ma anche la cancellazione di due scudetti, quello del 2004-2005 e quello del 2005-2006. Quest'ultimo venne assegnato all'Inter, che si classificò terza in campionato. Sull'argomento ha espresso la sua considerazione il giornalista sportivo Marcello Chirico, che ha suggerito al massimo dirigente bianconero di ricorrere alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e quindi di non insabbiare la sentenza.
Chirico ha invitato Agnelli a seguire l'esempio di Giraudo
Secondo Marcello Chirico, il presidente della Juventus Andrea Agnelli dovrebbe ricorrere alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e non ascoltare i consigli dei vari Condò o Valentini. Una soluzione, quella del Tribunale di Strasburgo, già intrapresa da Antonio Giraudo, dirigente insieme a Moggi di quella Juventus condannata nel 2006 con la sentenza Calciopoli. Antonio Giraudo si è affidato all'avvocato Dupont (colui che portò avanti anche la sentenza Bosman) per difendere i suoi diritti e contestare la radiazione dal mondo del calcio.
Anche Giraudo si è affidato alla Corte Europa dei Diritti dell'Uomo
L'accusa principale mossa da Giraudo nei confronti della Federazione Italiana Giuoco Calcio è la velocità con cui è stato condannato e l'impossibilità di organizzare una difesa adeguata considerati i pochi giorni con cui arrivò la sentenza.
Altra accusa portata avanti dall'ex dirigente della Juventus è il fatto che durante il processo si verificò un vero e proprio conflitto d'interessi. L'organo che accusò la Juventus e i suoi dirigenti fu infatti la Figc, che fra l'altro è la stessa a cui fu sottoposta la procura del processo Calciopoli. In poche parole Giraudo ha contestato il fatto che la Federazione ha rappresentato contemporaneamente l'accusa e il giudice della sentenza Calciopoli.