Qualsiasi cosa vogliamo fare durante la giornata, non possiamo fare a meno del nostro caro "fratellino" smartphone. Sa fare mille operazioni, anche le più semplici: svegliarci con la sua puntuale sveglia, aiutarci nel fare jogging, oppure spesso ci consiglia anche in quale ristorante possiamo recarci per fare un buon pranzo.
Sappiamo che non potrà mai tradirci: ma ne siamo sicuri? Certo, lo smartphone può essere paragonato persino ad uno scettro magico che dona dei poteri all'uomo. Però ci sono dei limiti e quelli dello smartphone sono le applicazioni.
Sul mercato vengono vendute o rilasciate gratis di tutti i tipi. In Italia vengono scaricate più di 10.000 applicazioni al giorno. Ora, il difetto più forte è che molte di queste accedono ai nostri dati personali in un modo molto invadente, e neanche ce ne accorgiamo. Sono quasi come delle "spie", libere di sbirciare tra nostri tuoi dati. Per questa "libertà eccessiva", ci sono alcune applicazioni che servono a capire quale di quelle installate sullo smartphone sono sicure.
Una di queste si chiama "CheckAp", si può scaricare da Google Play o da iTunes, disponibile sia per iOS e Android. Avviando l'applicazione ti analizza quelle installate, valutando nel risultato, quelle sicure. Sulla sua schermata principale, dopo l'analisi, le applicazioni vengono elencante in tre categorie facendo riferimento a tre colori.
Le verdi sono sicure, le rosse sono pericolose e le arancioni sospette. Anche quando viene installata una nuova applicazione, al momento "CheckAp" fa una valutazione e tra le sue opzioni, ti elenca le alternative ad esse.
Su questo problema delle applicazioni che "rubano" i nostri dati, anche Apple è intervenuta contro quelle app che accedono senza con senso alla nostra rubrica del nostro iPad o iPhone.
Attraverso una dichiarazione di Tom Neumayr, un portavoce di Cupertino, fa sapere che verranno eliminate tutte quelle applicazioni che violano la privacy, accadrebbe diversamente se venissero rilasciate nuove versioni aggiornate. L'applicazione "Path" era una di quelle che accadevano alla rubrica senza consenso, e fu proprio un hacker a scoprirne il funzionamento illecito.
La questione a volte si complica quando ci sono applicazioni che hanno un ruolo importante sul mercato, come Facebook, Twitter, Instagram, che inviano i tuoi dati ai server esterni senza chiederne il tuo permesso e sono abbastanza "invasive".
I proverbi antichi, non si sbagliano mai e allora: "fidarsi e bene, non fidarsi è meglio", parola di uno smartphone "dipendente".