Le indagini riguardanti il delitto dei due fidanzati di Pordenone continuano nel più assoluto riserbo, anche se quest'oggi, nel corso della trasmissione in onda su Canale 5 'Mattino Cinque', condotta da Federica Panicucci si è parlato di strane incongruenze relative alle diverse testimonianze raccolte fin qui dagli inquirenti. Chi ha ucciso Trifone Ragone e Teresa Costanza, ma soprattutto qual è il movente che avrebbe scatenato la furia omicida del killer? Si tratta di un delitto passionale, I quattro super testimoni che sono stati ascoltati dalla Procura di Pordenone rappresentano la pista più importante da percorrere per scoprire la verità ma proprio dalle dichiarazioni rilasciate sinora emergerebbero delle misteriose contraddizioni.

Ecco perchè.

Identikit falsi per far venir fuori dalla 'tana' il killer? 

Innanzitutto, i due identikit realizzati attraverso le diverse testimonianze si sono rivelati dei vicoli ciechi, visto che uno apparteneva ad un uomo residente nella zona, l'altro ad un papà che stava attendendo l'uscita dalla palestra di suo figlio. E' possibile che gli inquirenti abbiano deciso di pubblicare degli identikit 'falsi' per cercare di far uscire allo scoperto il vero assassino, la stessa procedura che venne usata qualche anno fa in occasione del delitto in Val Chiavenna, dove una suora venne massacrata da tre ragazzine. 

Nessun silenziatore, ecco perchè

Dicevamo delle strane contraddizioni relative ai testimoni del delitto: ci si chiede come sia possibile che tutti i testimoni abbiano udito gli spari in maniera del tutto simile, nonostante si trovassero a distanze completamente diverse. Quella sera, nel parcheggio, c'era un amico di Trifone a poco più di venti metri dalla macchina dei due fidanzati; poi c'erano due runner che stavano facendo jogging a circa 35 metri ed infine un pesista a circa dieci metri di distanza. 
Si è parlato anche della possibilità di un eventuale uso del silenziatore, ma la ricostruzione effettuata presso un poligono di come si sarebbero dovuti udire i colpi smentisce categoricamente questa possibilità: i colpi di un'arma da fuoco usata con il silenziatore si sarebbero sentiti ad un massimo di otto metri di distanza. 

Gli spari a Trifone e Teresa: perchè nessuno si è girato verso l'assassino?

Allora ci si pone una domanda: perchè nessuno dei quattro testimoni si è girato verso l'assassino pur avendo udito gli spari alla stessa maniera? Tanto più che il pesista si trovava a dieci metri di distanza e stava mettendo il proprio borsone nel bagagliaio della macchina: possibile che anche lui abbia scambiato quegli spari per semplici 'mortaretti'? I colpi poi sono stati sparati in sequenza da 'tre': prima tre colpi, poi una brevissima pausa, e poi gli altri tre. Difficile poterli scambiare per petardi, è la conclusione a cui sono arrivati gli inquirenti. Su queste lacunose e contraddittorie testimonianze si lavorerà per cercare di stabilire come e chi ha ucciso Teresa e Trifone.