La donna, 58 anni, ha vinto le elezioni municipali a Colonia di domenica 18 ottobre con il 52,66 per cento dei voti, ma non può ancora festeggiare il risultato ottenuto. È in un letto d'ospedale dopo essere stata accoltellata sabato mattina attorno alle 9, durante un banchetto allestito in un mercato nel quartiere cittadino di Braunsfeld. Attualmente, si trova in condizioni gravi ma stabili e non è in pericolo di vita.
Altre 4 persone sono state ferite con lei, ma più lievemente. L’aggressore ha confessato di aver colpito la candidata sindaco della quarta città più popolosa della Germania, perché contrario alle sue idee circa l'accoglienza e l’integrazione dei rifugiati.
La dinamica dei fatti
L’assalitore è un uomo di 44 anni, che ha ferito gravemente la politica alla gola e alla trachea. La donna ha dovuto subire un intervento, ma il commissario di polizia di Colonia ha fatto sapere che sopravvivrà. Henriette era candidata alle elezioni municipali da indipendente, tuttavia è stata sostenuta dai cristianodemocratici (Cdu, il partito della cancelliera Angela Merkel), dai Verdi e dai liberali (Fdp).
Quanto è stata aggredita, presenziava ad un banchetto della Cdu, Unione Cristiano-Democratica di Germania. Era già la favorita per diventare sindaco della quarta città più popolosa del Paese e alla fine ha vinto.
Le condanne dell’attentato
Henriette Reker ricopriva dal 2010 la carica di assessore agli affari sociali e all’integrazione e gestiva la questione dei rifugiati a Colonia, che è considerata una delle città tedesche più aperte e tolleranti. L’attacco nei suo confronti è stato condannato dalla Merkel e da molti altri leader politici. Si è anche tenuta una veglia di solidarietà nella piazza principale della città, i cui partecipanti hanno mostrato cartelli con scritto “Je suis Henriette”, come era stato detto “Je suis Charlie” all’indomani dell’attentato alla sede del quotidiano satirico parigino Charlie Hebdo, avvenuto il 7 gennaio 2015 e compiuto da due terroristi islamici, i fratelli francesi di origine algerina Chérif Kouachi e Saïd Kouachi.