La scomparsa di Ettore Scola, uno degli ultimi grandi maestri della commedia italiana, ha sconvolto il mondo del Cinema. Il futuro regista era nato a Trevico in irpinia, nella provincia di Avellino, il 10 maggio del lontano 1931, poi si trasferì con la famiglia a Roma, città a cui si sarebbe legato per il resto della sua vita, fino al 19 gennaio 2016 quando è stato ricoverato d'urgenza presso il reparto di cardiochirurgia del Policlinico di Roma, per poi addormentarsi per sempre nella tarda serata.

Ettore Scola con i suoi film, seguendo la scia di Mario Monicelli, Dino Risi, Nanni Loy, Luigi Comencini, Pietro Germi, Luigi Zampa, ha saputo divertire il pubblico raccontando l'italia nella sua forma più intima, attraverso spaccati accurati e precisi della sua quotidianità, diventando uno dei più grandi maestri della commedia italiana. Ma il cinema di Scola non è solo commedia, e la sua commedia non è la classica "commedia all'italiana" che dagli ultimi anni settanta e per tutti gli anni ottanta e novanta è diventata sinonimo di volgarità e luoghi comuni, con cui è facile riempire le sale cinematografiche, lasciando quasi nulla allo spettatore.

Il cinema di Scola è un cinema intelligente ed impegnato politicamente, con una forte ideologia.

Il grande regista si ispira per le sue creazioni al lavoro dei "grandi maestri" Ruggero Maccari, Mario Mattoli, Steno, Antonio Pietrangeli ma anche Totò, Sordi e De sica cui dedicherà nel 1974 "C'eravamo tanto amati" una delle sue commedie più amate ed importanti. Il forte legame con il cinema di De Sica e del neorealismo in generale è facilmente intuibile attraverso numerose scelte stilistiche e narrative, il mondo descritto da Scola è il mondo vero, è l'Italia del suo tempo, è l'Italia di quegli anni, il suo cinema appassiona, coinvolge e diverte perché lo spettatore riesce ad immedesimarsi totalmente nei suoi personaggi.

Scola non ha quindi bisogno di estremizzare ed enfatizzare un difetto per strappare una risata, lui, semplicemente racconta la realtà, producendo un divertimento sano e genuino, che le commedie odierne difficilmente riescono a riprodurre.

Scola è stato protagonista del cinema italiano per più di quarant'anni, esordendo alla regia nel lontano 1964 con il capolavoro "Se permette parliamo di donne" fino al ritiro temporaneo nel 2003 che con "Gente di Roma" cui seguirà un decennio di silenzio, per poi ritornare in scena, nel 2013 con un ultima grande opera conclusiva, e così, con "Che strano chiamarsi Federico" si chiude l'opera omnia dell'ultimo grande maestro della commedia italiana. Addio Ettore Scola.