Di ipotesi ne sono state avanzate tante. Troppe, fin dall'inizio. Dalla piccola criminalità locale al delitto passionale: alla fine è rimasto un corpo - "piccolo piccolo", per dirla con le parole della madre - sul freddo tavolo metallico dell'Istituto di medicina legale. Il 25 aprile, giorno in cui per antonomasia si festeggia la liberazione dell'Italia, la famiglia Regeni inizierà ad affrontare il quarto mese senza Giulio, quel figlio e fratello modello che aveva attraversato prima la Manica, poi il Mediterraneo per rendere il mondo un posto migliore.
A tre mesi dalla scomparsa del giovane ricercatore friulano, è l'agenzia internazionale Reuters a riaprire il caso rivelando quanto riferito da fonti di intelligence e di polizia: quel 25 gennaio, giorno della sua scomparsa, Giulio Regeni sarebbe stato arrestato dalla polizia per poi essere trasferito in un compound gestito dai servizi di sicurezza egiziani. Una versione che stride con quanto sostenuto dal governo egiziano, che ha con forza escluso e negato ogni coinvolgimento dei servizi di sicurezza nel brutale omicidio del dottorando.
La polizia nega
Parte delle conferme sarebbe arrivate da fonti egiziane interne ai servizi segreti nazionali.
Secondo quanto rivelato da più fonti - tutte attendibili - poco prima di morire Giulio Regeni sarebbe stato preso in custodia dalla polizia. Messa davanti alla rivelazione della Reuters, la polizia egiziana non ha potuto far altro che negare ogni tipo di coinvolgimento, commentando che "se avessimo avuto qualsiasi sospetto sulle sue attività la soluzione sarebbe stata semplice: espellerlo". A ribadirlo il funzionario del dipartimento di sicurezza interna, Mohamed Ibrahim, che avrebbe poi sottolineato la totale estraneità della polizia alle torture subite da Regeni.
Una posizione, quest'ultima, ribadita fin dall'inizio, mentre in Italia e nel mondo si iniziavano a odorare i tentativi di depistaggio da parte delle autorità egiziane, culminati con l'uccisione del presunto commando di finti poliziotti che avrebbe brutalmente ucciso il ricercatore italiano.
La cattura nelle vicinanze della metro
Giulio stava camminando verso una stazione della metro quando sarebbe stato fermato da degli agenti in divisa. Questa ricostruzione - avanzata anche nei giorni subito successivi al ritrovamento del cadavere - avrebbe ora basi concrete, fornite da ben sei fonti differenti, facenti parte dei servizi segreti egiziani e della polizia. Secondo le fonti a catturare Giulio sarebbero stati degli agenti in borghese proprio nei pressi di una fermata della metro del Cairo, a Gamal Abdel Nasser.
Sempre secondo le fonti, però, la polizia non avrebbe approfittato dell'alto livello di sicurezza istituito nel giorno del quarto anniversario della rivoluzione egiziana. Giulio Regeni, insomma, non sarebbe stato un obiettivo preciso da colpire e questo è un punto su cui concordano tutte le fonti. Ciononostante Giulio è stato arrestato e poi è finito in un compound gestito dalla sicurezza interna. E alla fine è morto.