La Scandinavia è una delle mete più ambite degli immigrati, specialmente dei richiedenti asilo. Soltanto la Finlandia ha ricevuto 32.476 richieste l'anno scorso e al giorno d'oggi ancora 17.000 applicazioni pendenti risultano in attesa di una risposta. Oltre la metà di queste sono state inoltrate da cittadini iracheni, mentre le altre provengono da afgani, somali e in misura ridotta da siriani.
La situazione, però, sembra che stia cambiando, nel senso che le autorità politiche di questi paesi stanno assumendo una linea piuttosto dura nei confronti degli immigrati. A gennaio, per esempio, il parlamento della Danimarca ha approvato una legge che permette di perquisire i bagagli dei migranti e di confiscare i beni dei richiedenti asilo per una somma pari fino a 1.350 euro. Questa novità è stata motivata dall'obiettivo di trovare i fondi che coprano le spese legate all'accoglienza. Le organizzazioni umanitarie come Amnesty International hanno invece criticato duramente la legge proposta dal governo danese, definendola lesiva della dignità umana.
E' chiaro che una legge del genere, insieme a controlli più stringenti sulle frontiere, sfavorisce l'immigrazione. Il problema riguarda più che altro coloro che ricercano asilo politico, cioè quei migranti che fuggono dal loro paese per paura di essere perseguitati. Danimarca e Finlandia sono due paesi che hanno accolto la Convenzione di Ginevra del 1951, che li obbliga a proteggere i rifugiati presenti sul loro territorio.
Afghanistan, Iraq e Somalia sono 'sicuri'
Il mese scorso in Finlandia ad appena il 10% dei richiedenti asilo iracheni è stato riconosciuto lo status di rifugiato, molto meno rispetto al 22% del periodo tra gennaio e maggio. Perché? La risposta è rappresentata da una nuova impostazione adottata dal Servizio di Immigrazione finlandese, il quale adesso considera paesi come l'Afghanistan, l'Iraq e la Somalia a tutti gli effetti sicuri.
Il che significa che la Finlandia può rifiutare le richieste d'asilo supponendo che in tali stati non esista un serio pericolo per l'incolumità personale.
A quanto pare la maggior parte delle persone che sperano di essere riconosciute come rifugiati sarebbero in realtà dei 'migranti economici', cioè individui che lasciano la propria casa per ragioni legate alla speranza di ottenere un maggior benessere economico. Un portavoce del Servizio di Immigrazione ha detto ad express.co.uk che 'Questi rifiuti si spiegano perché la maggior parte delle richieste proviene da aree dove, al momento, lui o lei possono restare nel proprio paese senza il rischio di serie minacce individuali o perché il richiedente può ricevere la protezione governativa'.
La Finlandia ha anche invitato migliaia di migranti a fare spontaneamente ritorno alle loro case, pagando per il volo di ritorno attraverso un sistema assistito.
Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha detto che Bruxelles ha intenzione di stilare una sua lista dei paesi ritenuti sicuri, in modo da evitare eccessive discrezionalità da parte degli stati membri.
Centinaia di morti negli attentati di Baghdad
Mosul è la seconda città più importante dell'Iraq. Oggi si trova ancora sotto il controllo jihadista dell'ISIS, così come numerosi villaggi minori nel nord del paese. Le violazioni dei diritti umani commesse dai militanti del Califfato in città sono ben note: decapitazioni, stupri, sequestri.
Nonostante le truppe governative stiano conquistando terreno, una cosa è certa: definire l'Iraq 'sicuro' oggigiorno significa essere miopi oppure tentare di trovare una giustificazione al rifiuto del diritto d'asilo.
Per non parlare degli attentati che colpiscono la popolazione civile: ad inizio mese un attentato rivendicato dall'IS ha provocato quasi 300 morti e centinaia di feriti nel quartiere a maggioranza sciita di Karrada, a Baghdad. Proprio oggi a Kabul, in Afghanistan, un kamikaze si è fatto esplodere tra la folla uccidendo almeno 50 persone, come riporta La Repubblica.