Aumenta di ora in ora il bilancio delle vittime del violentissimo terremotoche stanotte ha devastato le province di Rieti e Ascoli Piceno. Attualmente risultano 74 vittime ufficiali tra Amatrice e Accumoli, 24 ad Arquata del Tronto e 30 a Pescara del Tronto, oltre a un numero imprecisato di dispersi. Ma si tratta di numeri provvisori: le cifre vengono aggiornate di continuo e sono destinate a crescere. Ad Amatrice, il piccolo paese completamente raso al suolo, ci sono ancora interi vicoli non ancora raggiunti dai soccorsi. Gravissimi i danni anche al patrimonio artistico: interamente crollate la volta e la facciata della Chiesa di Sant'Agostino, gioiello del XV secolo, mentre si è sbriciolata la Torre Civica risalente al XIII secolo.

Il Presidente del Consiglio Renzi, giunto in visita nel tardo pomeriggio, ha ringraziato chi da stanotte "scava a mani nude" e ha rassicurato: "Non lasceremo nessuno da solo, nessuna famiglia, nessun Comune, nessuna frazione". Mentre Laura Boldrini, di fronte alle macerie di Arquata del Tronto, non nasconde la propria angoscia: "Sembra un luogo che ha subito un bombardamento", commenta, "le istituzioni saranno presenti".

E la terra continua a tremare

Ore 3,36 la prima fortissima scossa, epicentro Accumoli, a soli 4 km di profondità, magnitudo 6,32 sulla scala Richter. 142interminabili secondi di terrore cui ha fatto seguito, nel corso della giornata, una scia interminabile di scosse di assestamento: se ne sono contate oltre 200.

Il lavoro dei soccorritori è una corsa contro il tempo e già si intuisce che sarà lungo e faticoso, sia per recuperare morti e feriti, sia per mettere in sicurezza quel che resta dei paesi colpiti. La Protezione Civilesta allestendo delle tendopoli per ospitare gli sfollati, residenti e turisti, perché ad Accumoli, come ha affermato il sindaco, "non c'è una casa che sia agibile" e qui, tra questi dolci declivi drammaticamente violati, la temperatura di notte scende a 10 gradi, nonostante sia agosto.

Un paese vulnerabile

Inevitabilmente la memoria torna a quel 6 aprile del 2009 quando la terra tremò a L'Aquila, distruggendola. Sempre di notte, sempre sull'Appennino. L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, nella conferenza stampa di oggi, ha evidenziato come l'area interessata dal sisma si trovi lungo una linea di faglia e sia perciò soggetta a un forte rischio sismico.

Le squadre dell'istituto hanno installato stazioni mobili sulla linea di faglia per comprenderne la geometria, l'orientamento, l'evoluzione e il rischio di migrazione su altre faglie. Parallelamente, si cerca di individuare i fenomeni di deformazione del terreno o di liquefazione.

Accanto alle rilevazioni in loco, anche i dati satellitari contribuiranno a definire l'evento ed eventuali fenomeni di deformazione. Il lavoro dei ricercatori, che mira a comprendere il Terremoto e i tassi di occorrenza, permette di indirizzare meglio le operazioni di soccorso. Tuttavia, sostengono all'INGV, l'Italia è un territorio altamente vulnerabile in cui non è stata fatta adeguata prevenzione. Il nostro paese ha bisogno di un intervento che aumenti la consapevolezza dei rischi naturali con i quali dobbiamo convivere, la cui frequenza è relativamente bassa, ma il cui impatto è enorme.