Natascha Kampusch vive ancora nella casa dove fu segregata per otto anni da Wolfgang Priklopil. La ragazza, che all'età di 10 anni fu rapita dall'informatico e costretta a fargli da schiava, non riesce a separarsi dai luoghi dove ha trascorso gran parte della sua giovinezza.
Casa di proprietà
Natascha Kampusch ha acquistato la casa e dell'auto di Wolfgang Priklopil, il folle informatico che, nel 1998 la rapì, costringendola a farle da schiava per otto anni.
La ragazza, era stata rinchiusa nella cantina dell'abitazione da dove usciva solo per svolgere i lavori di pulizia, sotto la stretta sorveglianza di Priklopil. A dieci anni dalla sua fuga, Natascha continua a vivere in quell'abitazione durante i week end e a pulirla come se il tempo si fosse fermato. A chi le domanda perchè non l'abbia venduta o bruciata, la ragazza risponde che non voleva fosse trasformata in un “parco d’attrazione”.
La nuova vita di Natascha
Natascha Kampusch riuscì a fuggire il 23 agosto 2006, approfittando di un attimo di distrazione di Wolfgang Priklopil. La ragazza stava pulendo l'auto del suo aguzzino, quando questi, si allontanò un attimo per parlare al telefono.
Non riusciva a sentire bene per via dell'aspirapolvere. L'allora diciottenne raggiunse la porta e uscì verso la libertà alle 12.58, ponendo fine al calvario che durava dal giugno 1998, quando il folle informatico la rapì mentre andava a scuola. Del suo aguzzino, la ragazza, dice che "aveva una doppia personalità, schizofrenica. Da una parte era una bella persona, un figlio coraggioso mentre il suo lato oscuro era una persona crudele, senza coscienza".
Vita nuova o vecchia?
Natascha al momento, ha un patrimonio di circa cinque milioni di sterline, guadagnati tra interviste e libri che raccontano la sua esperienza. Ora ha scritto un secondo libro "Dieci anni di libertà", che narra la sua "terza vita", quella post incubo.
Ciononostante, continua a vivere nella casa dove Wolfgang Priklopil la tenne rinchiusa per otto anni. Priklopil ormai è morto da dieci anni (subito dopo la fuga di Natascha si buttò sotto un treno), ma lei non si stacca nè dalla casa dove visse il suo grande incubo, nè dall'auto del suo rapitore, una BMW 850 rossa. Le ha acquistate entrambe. Per la ventottenne, continuare a toccare con mano quei luoghi e quegli oggetti che ha odiato per tanto tempo è da considerarsi terapeutico. Se sia così, o se è vittima di una sorta di "sindrome di Stoccolma", solo il tempo lo dirà.