John Kerry e Sergej Lavrov, rappresentanti per la politica estera di Stati Uniti e Russia, hanno annunciato al mondo il tanto sospirato accordo relativo alla questione siriana. Da Damasco è giunto l'ok per una "totale collaborazione, a patto che anche i ribelli rispettino la tregua e siano isolate le milizie jihadiste". Il 'cessate il fuoco' non è ancora in atto ma, certamente, la notizia relativa a quasi trenta civili che sarebbero rimasti uccisi in un raid dell'aviazione russa condotto sul mercato di Idlib è abbastanza sconcertante.
La realtà dei fatti è tutta da verificare, la fonte è il sedicente "Osservatorio siriano per i diritti umani" che ha parlato anche di violenti bombardamenti nella provincia di Aleppo, anche questi condotti dalle forze aeree di Mosca.
L'impostura di Rami Abdel Rahman
Il Pentagono, le Nazioni Unite e molti media occidentali hanno spesso utilizzato i resoconti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani che ha sede a Coventry, nel Regno Unito, per i loro report di guerra. Dal 2011 ad oggi, tale organo ha accusato il regime di Bashar al-Assad ed i suoi alleati di ogni tipo di crimine, tra i quali anche il massacro di Houla del 26 maggio 2012.
Una montatura poi "smascherata" da un eccellente lavoro di stampa indipendente che ha mostrato al mondo prove incontrovertibili in grado di inchiodare un gruppo di milizie ribelli sunnite come i veri autori dell'eccidio di 110 civili. A muovere i fili dell'Osservatorio è tale Rami Abdel Rahman (il suo nome reale è Osama Suleiman, ndr), imprenditore sunnita di 45 anni fuggito dalla Siria nel 2000 perché sospettato di cospirazione nei confronti del regime. Da allora risiede nel Regno Unito dove nel 2006 ha fondato il suddetto "Osservatorio". Sono parecchie le notizie relative al conflitto che sarebbero state abilmente "manipolate" da Rahman e date in pasto alla stampa internazionale, una strategia di comunicazione contro la quale Mosca ha più volte puntato il dito dimostrandone l'effettiva incosistenza.
Secondo il Cremlino è impensabile che un simile lavoro sia svolto da un'unica persona ed in questi anni sono state tirate in ballo presunte complicità con il governo del Qatar, con la CIA, con alcuni Paesi dell'Unione Europea che si oppongono apertamente al regime di Damasco ed anche con il gruppo dei Fratelli Musulmani - i cui leader furono esiliati dal regimne siriano negli anni '80 - ai quali lo stesso Rahman ha ammesso di essere vicino.
L'esercito turco continua i raid contro i curdi
Kerry e Lavrov non hanno fatto cenno alla questione curda. L'esercito turco, con la scusa di rastrellare il nord della Siria dagli avamposti dello Stato Islamico, continua ad attaccare le milizie dell'Ypg. Stati Uniti e Russia si sono limitati a "disapprovare" l'azione, entrambi hanno avviato trattative importanti con Recep Erdogan dinanzi alle quali i curdi sono "sacrificabili".
Lo scenario complessivo appena dipinto pone l'Isis, "problema globale" per eccellenza, ad un ruolo quasi marginale. Tanto Washington quanto Mosca sono consapevoli che lo Stato Islamico ha ormai i giorni contati. C'è da chiedersi, piuttosto, quanto possa reggere questa intesa e quanto possa fare da apripista ai negoziati di pace in queste condizioni. C'è la necessità di isolare la macchina della falsa propaganda anti-Assad che ha sede all'estero e che ha tutto l'interesse di screditare la controparte. Nel contempo bisogna trattare con Ankara, affinché l'esercito turco cessi le ostilità contro i curdi e lasci la Siria. Il tutto, per evitare che l'ennesima intesa raggiunta a Ginevra si trasformi nella solita, inconcludente passerella politica.