Tredici ore di negoziati, c'è l'intesa tra Stati Uniti e Russia: almeno sulla carta. In base all'accordo raggiuntoal termine dell'ennesimo incontro a Ginevra tra il segretario di Stato americano, John Kerry, ed il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, da lunedì sera dovrebbe esserci il "cessate il fuoco" in Siria tra le truppe del regime di Damasco ed i cosiddetti "ribelli moderati". La fine delle ostilità naturalmente non riguarda la guerra all'Isis ed a tutte le altre milizie jihadiste. La prudenza è d'obbligo, non è la prima volta che le due superpotenze raggiungono un accordo su questi termini, solo che questa volta si cercherà di trattare nella maniera adeguata tutte quelle questioni che la scorsa primavera avevano reso nulla l'intesa raggiunta a Ginevra.

I punti cardine dell'intesa

Sergej Lavrov assicura che il presidente siriano Bashar al-Assad è "disposto a collaborare" e Washington dovrebbe dunque riconoscergli questo ruolo almeno nella fase di transizione del Paese. Se il piano regge, potrebbe essere il presupposto per la fine di una guerra civile che insanguina il Paese dal 2011. Il futuro del regime ed il ruolo che, nei desideri di Mosca, potrebbe avere nella svolta democratica del Paese, sarà argomento dei negoziati di pace che potranno iniziare solo quando il cessate il fuoco sarà una realtà e sarà vinta la guerra contro l'Isis e le altre milizie jiahdiste. Pertanto Lavrov si impegna ad un forte lavoro diplomatico nei confronti dei propri alleati, il governo siriano e le forze libanesi ed iraniane che rafforzano l'esercito regolare di Damasco.

Ma un duro lavoro diplomatico, sempre in base agli accordi presi a Ginevra, attende anche gli Stati Uniti che dovranno convincere le forze ribelli moderate ad "isolare" le milizie jihadiste loro alleate, ad iniziare dall'ex Fronte Al Nusra. Tanto l'Isis quanto le altre forze jiahdiste di ispirazione qaedista dovranno essere sconfitte: questo è il volere della Russia condiviso oggi da Washington ed è un messaggio chiaro nei confronti di Al Nusra il cui distacco da Al Qaeda, a questo punto, è servito a ben poco.

Un fronte unico anti-Isis

Se la carta dovesse trasformarsi in un dato di fatto, Stati Uniti e Russia si ritroverebbero nel ruolo di insoliti alleati contro l'Isis e questo certamente ridurebbe i tempi di una eventuale azione militare contro Raqqa, la capitale siriana del sedicente califfato. Pertanto, sin d'ora, Kerry e Lavrov hanno dichiarato che i loro piani saranno comuni a partire dalle rispettive informazioni di intelligence che saranno condivise tra Washington e Mosca.

Resta da sciogliere l'intricata matassa curda e quello che sarà l'atteggiamento della Turchia, ormai attivamente impegnata in azioni militari sia contro lo Stato Islamico che contro le milizie dell'Ypg. Il prossimo cessate il fuoco infatti riguarda anche le forze curde ed è auspicabile, ma alquanto improbabile, che venga rispettato anche da Recep Erdogan che invece considera l'Ypg alla stregua di qualunque altra organizzazione terroristica.

Il futuro della Siria: tutti gli interrogativi

Se l'intesa regge e le forze jihadiste vengono sconfitte in tempi relativamente brevi, ci si potrà ritrovare attorno ad un tavolo con ulteriori interrogativi di non facile soluzione. Assad avrà un futuro? L'ipotesi caldeggiata dalla Russia è quella che possa avere una chance partecipando alle prime elezioni democratiche del Paese ma sarà difficile che venga accolta dall'opposizione alleata degli Stati Uniti.

Possibile la divisione del Paese? Sarebbeuna soluzione drastica non gradita a Washington e Mosca. Altro interrogativo riguarda i curdi, potranno coronare il sogno di avere uno Stato indipendente nel nord della Siria? Il loro contributo nella guerra all'Isis è stato e continua ad essere importante, sarà la richiesta dei leder dell'Ypg ma qui il governo turco presenterà una ferrea opposizione. Il cammino verso la pacificazione totale della Siria è lungo e pieno di ostacoli, con o senza l'Isis.