Dopo una lunga battaglia legale durata cinque anni una donna britannica si è vista riconoscere dai giudici e dagli esperti il diritto di utilizzare gli ovuli della figlia defunta per mettere al mondo un nipotino mediante la fecondazione in vitro. La donna ora potrà recarsi negli Usa per sottoporsi alla procedura che le consentirà di portare nel grembo un bambino che biologicamente parlando sarà di fatto suo nipote. 

La promessa fatta alla figlia

La signora aveva promesso alla propria figlia gravemente malata e con i giorni contati che avrebbe fatto ricorso alla fecondazione assistita utilizzando i suoi ovuli.

La Human Fertilisation and Embryology Authority - ente che regola le procedure per sottoporsi alla fecondazione assistita nelle cliniche inglesi e ne supervisiona l'operato - inizialmente aveva posto un veto alla pratica, in quanto la donna non avrebbe potuto provare che la figlia aveva avallato questo progetto. Ma la Corte d'Appello ha ribaltato la situazione, ritenendo che la donna abbia dimostrato che la figlia condivideva questo progetto e che se fosse stata viva lo avrebbe condiviso. La signora pertanto potrà diventare madre del proprio nipotino, ad oltre 60 anni di età.

Come funziona la fecondazione in vitro

A differenza dell'inseminazione artificiale, la fecondazione in vitro consiste nell'estrarre gli ovuli dalle ovaie di una donna e fecondarli in laboratorio, per poi innestarli nell'utero, anche in quello di un'altra donna. In questo caso la donna si farà depositare nel grembo gli ovuli della figlia fecondati, pertanto anche se sarà lei a portare avanti la gravidanza, il nascituro sarà a tutti gli effetti biologicamente il bambino della figlia defunta della signora. 

I costi della fecondazione assistita

Il prezzo di questo tipo di pratiche non è particolarmente inaccessibile: in Italia negli ospedali pubblici generalmente il ticket da pagare si aggira intorno ai 500 euro, mentre rivolgendosi alle cliniche private il prezzo può essere fino a dieci volte maggiore.

Le cose cambiano nei casi di maternità surrogata, ovvero quando a portare in grembo il bambino è una donna estranea all'operazione, che si offre di sostenere la gravidanza e per questo riceve un lauto compenso. In questi casi la spesa da sostenere può essere superiore ai centomila euro.