Nuovo Terremoto nella località giapponese di Fukushima, dove l'11 marzo 2011 un altro sisma provocò la distruzione parziale di una centrale nucleare con tragiche conseguenze per la salute degli abitanti e dell'ecosistema locale. La magnitudo registrata il 21 novembre intorno alle ore 06.00 locali è stata ridotta dall'iniziale 7.3 a 6.9, ma rimane l'allerta tsunami. L'epicentro del terremoto si troverebbe infatti a largo della costa, all'incirca a 40 chilometri di lontananza e a una profondità di 11 chilometri.

Dai controlli immediatamente effettuati non risultano ulteriori danni nei siti nucleari né un innalzamento delle radiazioni all'esterno della centrale, mentre è scoppiato un incendio in un impianto chimico della società Kureah, situato nella vicina città di Iwaku.

L'allerta tsunami e i nuovi pericoli

Come nel 2011, il sisma potrebbe provocare un maremoto con onde alte fino a tre metri che potrebbe giungere anche alle isole vicine, come Honshu. Nella località portuale di Iwaki è già stata registrata un'onda anomala di 60 centimetri, ma la situazione potrebbe peggiorare.

Gli abitanti delle zone costiere sono stati invitati a lasciare le loro abitazioni per dirigersi verso zone dell'entroterra meno esposte al maremoto, così da minimizzare i possibili danni.

Il terremoto a cui seguì lo tsunami che nel 2011 colpì la regione di Tōhoku, nel Giappone settentrionale, era di magnitudo 9.0; un'intensità decisamente superiore rispetto a quella del 21 novembre 2016, la più alta mai registrata in Giappone e quarta a livello mondiale. Anche in quel caso l'epicentro si trovava nell'Oceano Pacifico, al largo di Sendai, a una profondità di 30 chilometri. I morti accertati furono 15.894, i feriti 5.314 e i dispersi 4.647. Le onde raggiunsero l'altezza massima di 40 metri infrangendosi sulle coste a 750 km/h, provocando danni classificati dall'Agenzia per la sicurezza nucleare e industriale del Giappone al grado 7 della scala INES, il massimo, a pari livello con il Disastro di Černobyl.