E' di queste ore la notizia che sembra aprire uno spiraglio di luce nel buio degli orrori jihadisti: Al-Baghdadi, leader del sedicente Stato Islamico e suo fondatore, sarebbe finalmente in trappola. Fonti attendibili dell'intelligence curda testimonierebbero, infatti, la sua presenza a Mosul, dove ancora si combatte. Nel frattempo l'Isis, sia pure lentamente, continua ad arretrare, lasciando dietro di sè una scia di sangue e di efferatezze.
Al Baghdadi a Mosul: la fine dell'Isis è vicina?
Dopo le molteplici e discordanti notizie, giunte in questi ultimi mesi, sulla sorte del Califfo che proprio a Mosul, nel giugno del 2014, annunciò la creazione del 'califfato', la rivelazione, fatta da Fuad Hussein al quotidiano britannico Indipendent, apre i cuori alla speranza. La cattura di al baghdadi o la sua uccisione costringerebbe l'Isis a eleggere un successore, ma nessuno degli eventuali candidati ha lo stesso carisma sugli uomini del Daesh e ne conseguirebbe lo sfaldamento di una compagine così coesa, minando il punto di forza dei miliziani: il senso di appartenenza a un esercito invincibile, perchè guidato da Allah.
A Mosul, intanto, sono entrate le forze governative, ma non cessano i combattimenti. L'Isis combatte all'interno della città, ormai circondata dall'esercito iracheno e da peshmerga curdi e dove le milizie sciite avanzano da ovest, sbarrando ogni possibilità di fuga verso la Siria. Gli uomini neri, in una cieca e cruenta resistenza, uccidono i civili, facendosi scudo di innocenti. Uomini, donne, bambini, falcidiati dalla diabolica strategia dei jihadisti, sono ormai scudi umani, ma il cerchio, come un cappio inesorabile, si cinge sempre di più intorno ai combattenti dello Stato Islamico. Appare impossibile una via di fuga e sembra attendibile, vista la tenacia nel combattimento da parte dei miliziani dell'Is, la presenza sul posto del loro leader.
Le dichiarazioni di Hussein
"E' ovvio che perderanno- ha soggiunto fiducioso Hussein- ma non sappiamo quanto tempo sarà necessario perchè ciò accada". E, sempre secondo Hussein, la caduta di Mosul dipende da numerosi fattori, ma prioritariamente dalla strategia che i miliziani del Califfo adotteranno per difendere le loro posizioni. Non si deve dimenticare la struttura stessa della città, divisa in due dal Tigri, che in questo caso può rappresentare una vera barriera per la liberazione dal Califfato. Non è escluso infatti che l'Is decida di distruggere i ponti sul fiume, isolando quindi la parte di Mosul ancora in loro possesso. La battaglia, purtroppo, si preannuncia ancora lunga, mentre si aggrava sempre più l'emergenza umanitaria.