Potrebbe sembrare la scoperta dell'acqua calda, ma nell'era "interconnessa" non lo è, specie se a farla sono i "nativi digitali": si può vivere, e in maniera gradevole e soddisfacente, senza cellulare. L'hanno capito gli studenti di due classi dell'Istituto tecnico Dagomari di Prato dopo una cura "disintossicante" di una settimana grazie a "Social Zero", progetto di un professore dal cognome che più invogliante non si può. Si chiama Marcello Contento, ha 35 anni, è un docente precario siciliano e insegna Economia aziendale. Con i suoi studenti ha trascorso sette giorni di totale astinenza dallo smartphone.

E il risultato è stato eccellente.

La sfida: una settimana senza smartphone

Sette giorni di totale disintossicazione: niente Internet né cellulari. Quando il professor Contento l'ha proposto nelle due classi dell'Istituto tecnico Dagomari di Prato dove insegna Economia aziendale, gli studenti sulle prime si sono messi a ridere e hanno pensato che fosse uno scherzo, una boutade. Qualcuno, lievemente allarmato, ha replicato dicendogli di condurre l'esperimento su se stesso.

E allora il docente, sapendo che l'esempio conta più di tutto, ha partecipato in prima persona al progetto "Social zero" partito da lunedì 15 maggio, a cui hanno partecipato 30 alunni. Anche se con qualche lieve differenza: il 70% di loro ha consegnato il cellulare, il restante 30%, invece, lo ha tenuto ma senza connessione.

Il progetto prevedeva divieto assoluto di usare Facebook, Whatsapp, Ask e Web. Chi avesse voluto comunicare con i ragazzi poteva farlo attraverso la scuola. La prova di "sopravvivenza offline" è stata possibile anche grazie alla collaborazione delle famiglie che hanno favorevolmente accolto l'iniziativa. Il risultato? Superata con successo.

Il compito di fare un cruciverba

I momenti più difficili sono stati all'inizio, alla consegna dei cellulari, tra indecisioni e momenti di panico, in qualche caso fino alle lacrime. Nei primi giorni, le crisi "di astinenza" erano più frequenti e più intense, proprio come succede in ogni situazione di dipendenza. C'era chi, come Rossella, all'inizio, con fare quasi compulsivo, si toccava le tasche ala ricerca del telefonino.

Poi, a poco poco, hanno fatto capolino nuove, incredibili sensazioni: il tempo si è improvvisamente aperto, dilatato. Giulia ha scoperto di poter studiare trovando una concentrazione incredibile e Adele di poter fare cose che prima non faceva. Quella che all'inizio era vissuta come una "condanna", nella fobia di vivere senza Internet, è diventata una meravigliosa opportunità. Il professor Contento ha organizzato la vita "disconnessa": all'inizio il compito è stato fare sudoku e cruciverba. Poi passeggiate, letture, visite a musei, aperitivi, lezioni di teatro, chiacchiere in famiglia.

I nativi digitali scoprono la vita oltre i social

L'esperimento è stato un successo. Al momento della riconsegna dei cellulari, qualcuno ha pianto ma per le ragioni inverse rispetto all'inizio: per paura di ritornare alla vita connessa da nativo digitale.

I ragazzi hanno scoperto che la vita reale è più bella ed emozionante. E non avevano più fastidiosi malesseri quali dolori al collo e cefalee.

C'è chi ha scoperto di essere qualcosa di più che un'appendice del proprio telefono. Alla fine, gli studenti hanno chiesto di poter replicare presto l'esperimento per un'altra settimana. L'esperienza, che è stata documentata in un diario Facebook da una persona non coinvolta nel progetto, piace ad altri Istituti scolastici che vorrebbero provarla. Tra docenti e studenti c'è fame e sete di realtà non virtuale.