Francesco Mazzega deve ritornare immediatamente in carcere: lo chiede il gruppo "Giustizia per Nadia": che domenica ha concluso una raccolta di firme per smuovere le istituzioni. Gli amici della 21enne di Dignano, provincia di Udine, uccisa lo scorso 31 luglio dal fidanzato molto più grande di lei, il 36enne Francesco Mazzega, ai domiciliari dopo neanche due mesi, hanno promosso una petizione perché l'omicida torni in carcere in attesa del processo.

La raccolta firme, estesa ad alcuni comuni della provincia di Udine, è finalizzata a cambiare la legge e a rendere più restrittive alcune norme in materia di custodia cautelare. "Lui a casa, nostra figlia al cimitero: siamo disgustati", avevano detto amareggiati i genitori di Nadia. La loro incredulità e rabbia è condivisa anche dagli amici e dalle comunità d'origine di vittima e carnefice. Intanto sul fronte giudiziario, il ricorso della Procura in Cassazione è atteso per il 6 febbraio.

Dal carcere ai domiciliari

Dallo scorso 26 settembre, Mazzega è uscito dall'istituto di pena di Pordenone ed è ai domiciliari con il braccialetto elettronico: la legge lo consente.

Il pubblico ministero aveva chiesto la conferma della custodia in carcere. Invece il tribunale del Riesame di Trieste ha concesso i domiciliari a Mazzega accogliendo la richiesta dei difensori di scarcerarlo per le condizioni di salute dell'uomo definite "di profonda prostrazione fisica e mentale". La sera del 31 luglio il 36enne ha strangolato la fidanzata Nadia. Poi ha vagato tutta la notte in auto, mentre la povera ragazza morta era seduta accanto a lui, prima di andare a costituirsi al Comando della polizia stradale di Palmanova. Per i giudici del Riesame, il rischio di reiterare il reato, non c'è: sarebbe scongiurato dagli arresti domiciliari in casa dei genitori a Muzzana del Turgnano (Udine) integrati dal braccialetto elettronico.

Misura che sarebbe stata attivata ancora prima, se fosse stato disponibile il braccialetto nei giorni antecedenti. Risultato: neanche 2 mesi di carcere.

Le raccolte di firme

Non è accettabile, è scritto nella petizione, che il colpevole dell'omicidio possa essere libero di trascorrere le sue giornate con i cari a casa, magari stando davanti la tv, mentre ai familiari di Nadia non resta altro che piangerla. Le punizioni per questi reati, per gli estensori dell'iniziativa, che sono donne e uomini di ogni età scossi dalla drammatica vicenda e dal barbaro omicidio, devono essere esemplari e la Giustizia italiana deve essere in prima linea contro il femminicidio. Ogni tre giorni muore una ragazza in Italia, ricorda il gruppo che ha promosso la petizione rivolta al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio, ai ministri Minniti e Orlando, perché si rimetta subito mano alla disciplina delle misure cautelari rendendo obbligatoria l'adozione della custodia cautelare in carcere per i reati gravi contro la persona, e in particolare contro le donne, specie nei casi di femminicidio.

L'altra petizione promossa dal Gruppo "Giustizio per Nadia" è per far sì che la Regione Friuli Venezia Giulia si costituisca parte civile nel processo. Gli amici di Nadia hanno collocato banchetti per raccogliere le firme in molti comuni sul territorio e anche presso gli uffici della Provincia. In tutto hanno raccolto 13mila firme per la petizione alla Camera e 11mila per quella alla Regione. Mentre la raccolta online su Change.org, che però non ha valore legale, ha superato le 66mila firme. Ma ha valore, più che simbolico, in termini di solidarietà e vicinanza ai familiari di Nadia che non si danno pace.