Aveva strangolato, fino ad ucciderla, Nadia Orlando, la sua fidanzata di 21 anni. Era il 31 luglio scorso e Francesco Mazzega, 36 anni, ha a lungo vagato in auto con il cadavere della ragazza per consegnarsi solo la mattina seguente alle autorità, confessando il delitto. Il provvedimento che concedeva a Mazzega i domiciliari poteva già essere reso esecutivo giorni fa, ma poiché non era disponibile il braccialetto elettronico, indispensabile per monitorare gli arresti domiciliari, il trasferimento è stato rimandato.

A casa dopo due mesi

Bastano quindi solo due mesi, per ritornare a dormire nel proprio letto, dopo aver assassinato la fidanzata, a seguito, pare, di una lite.

Gli avvocati Annaleda Galluzzo e Federico Carnelutti avevano presentato ricorso e chiesto i domiciliari a causa di alcuni gesti di autolesionismo, che hanno portato il ragazzo ad essere ricoverato presso l'Ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine.

Quando e perché si danno i domiciliari

A volte non è davvero chiaro come mai in alcuni casi, anche efferati come questo, vengano disposti i domiciliari, mentre in altri l'accusato deve trascorrere anche il tempo d'attesa del processo in carcere. Un esempio eclatante è quello del marito di Roberta Ragusa, Logli che pur essendo stato condannato in primo grado a 20 anni per l'omicidio e la soppressione del cadavere della moglie ha ottenuto i domiciliari con l'obbligo di dimora nei comuni di Pisa e San Giuliano Terme ( Pisa) dalle 21 alle 6.

I domiciliari, pur essendo stati richiesti dagli avvocati difensori di Bossetti, non sono stati concessi al muratore di Mapello.

Decide il giudice

È il giudice a decidere se concedere o meno i domiciliari che sono un provvedimento durante lo svolgimento del processo penale, quando l'imputato non è ancora stato condannato. Ecco i casi in cui si opta per i domiciliari:

  • se sussistono gravi indizi a suo carico
  • se c'è pericolo di inquinamento delle prove
  • se si pensa che il soggetto possa compiere nel mentre altri reati
  • se vi è reale pericolo di fuga

I domiciliari possono essere scontati presso la propria abitazione o in un luogo concordato con il giudice.

In questo periodo l'imputato non può utilizzare mezzi di comunicazione, telefono o internet che sia, e non può ricevere visite o parlare con altre persone se non quelle che eventualmente risiedono regolarmente presso il domicilio indicato.

L'imputato può richiedere permessi di varia natura (come, per esempio, andare in farmacia o al supermercato) se non vi è nessuno che possa farlo per lui.

Chi è agli arresti domiciliari viene considerato in custodia cautelare, proprio perché la condanna non è ancora avvenuta. La custodia cautelare, se il giudice lo reputa opportuno secondo le regole imposte, la gravità del delitto e la extrema ratio (ovvero come ultima possibile soluzione o estremo rimedio) può essere disposta in carcere.

I dibattiti sulla custodia cautelare

Molti sono, come si può immaginare, i dibattiti giuridici circa la custodia cautelare e la sua applicazione ( ai domiciliari o in carcere) che, come spesso accade, varia molto da giudice a giudice, perché legata oggettivamente al singolo caso trattato. Per quanto riguarda i crimini mafiosi però la custodia cautelare in carcere è obbligatoria.

Molti avevano proposto la stessa obbligatorietà anche per i delitti sessuali. Ma è anche vero che fino a quando un reato non è stato provato in tribunale l'imputato viene comunque considerato non colpevole. Il problema, specie in Italia, è che i processi penali possono durare molti anni.