Il pentito Michele Barone, ex affiliato del clan dei Casalesi ed ex spalla del boss Michele Zagaria, quest'oggi presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, durante il processo a carico del superboss, ha accusato Zagaria di aver ideato e ordinato l'uccisione dell'ex sindaco di Casapesenna, Giovanni Zara. Durante l'udienza che vede sul banco degli imputati, il capo clan insieme a Fortunato Zagaria, altro ex primo cittadino di Casapesenna, il collaboratore di giustizia ha affermato che il boss gli avrebbe ordinato nel 2009 di far fuori Zara, utilizzando come metodo un finto incidente progettato ad arte.
L'obiettivo era quello di punire con la morte l'ex primo cittadino, colpevole di aver parlato in pubblico contro il clan e contro lo stesso Zagaria, proprio nel comune del camorrista, quand'egli era latitante.
Il capoclan non voleva però attirare l'attenzione degli investigatori
Da quanto esposto dal pentito, l'attentato doveva apparire agli occhi di tutti come una disgrazia improvvisa, in modo da non attirare l'attenzione dei media e degli inquirenti, ma allo stesso tempo la morte del sindaco doveva dare un forte segnale nell'ambiente della criminalità organizzata e marcare la sua egemonia sul territorio.
Il breve mandato di Zara e le ostilità nei suoi confronti
Giovanni Zara, durò in carica solo alcuni mesi, la sua amministrazione cadde perché dopo queste vicende non era appoggiato nemmeno più dal suo gruppo politico. Secondo il pentito, proprio dopo il crollo dell'amministrazione, l'ex sindaco doveva essere ucciso su ordine di Zagaria, che però intendeva far passare la cosa in sordina. L'intenzione era quella di non far sospettare a nessuno che impartiva ordini proprio dal comune di origine, mentre tutti lo cercavano in giro per l'Italia. Il pentito inoltre, ha riferito che Zagaria temeva pure che il primo cittadino potesse denunciare il suo rapporto con alcuni consiglieri corrotti, e che quindi aveva timore venissero a galla le intenzioni di alcuni esponenti politici locali che avrebbero agito in favore del clan.
Accuse pesanti anche nei confronti dell'altro ex sindaco Fortunato Zagaria, in carica per due mandati, prima e dopo Zara, di cui peraltro fu vice-sindaco. Per la Direzione distrettuale antimafia fu proprio "Capa Storta" a volerlo a fianco di Zara per cercare di indirizzarlo verso gli obiettivi del gruppo malavitoso.
L'organizzazione dell'omicidio
L'omicidio sarebbe stato commissionato a Michele Barone e Salvatore Nobis. A detta del pentito, molte persone avrebbero cooperato per mettere a segno l'attentato, anche il figlio di Nobis sarebbe stato inviato a pedinare Zara per capire dove era meglio inscenare il finto incidente stradale.
Secondo le dichiarazioni di Barone, l'attentato saltò proprio perché si palesò tutto quanto temuto e previsto da Zagaria.
Zara infatti, denuncio pubblicamente e a mezzo stampa la presenza di politici corrotti prima che il suo omicidio fosse portato a compimento, portando la vicenda sotto ai riflettori e salvandosi la vita.