Dopo oltre una settimana di agonia, la petroliera iraniana Sanchi è affondata. Per quanto concerne la dinamica dell'evento, sono ancora in fase di studio tutti i dati contenuti all'interno della scatole nera recuperata poco prima dell'affondamento dalla nave. Da quanto ricostruito fino a questo momento, comunque, si sa che a circa 150 miglia da Shangai è avvenuto un forte impatto tra la petroliera ed un mercantile cinese che trasportava grano dagli Stati Uniti alla Corea del Sud.
Alla base le condizioni meteo completamente sfavorevoli in quel tratto di mare. Zona, comunque, non nuova a incidenti e che per questo motivo viene chiamata "Mare del Diavolo" o "Triangolo del Dragone". Pare, infatti, che solo nel 2016 ben 33 navi siano letteralmente scomparse in quel tratto di mare. A bordo della petroliera, a seguito dello scontro, si è innescato un incendio dalle proporzioni incredibili che non si è mai spento e le cui fiamme si innalzavano per centinaia e centinaia di metri. L'equipaggio della Sanchi non ha avuto scampo. Dei 32 marinai a bordo non esiste alcun sopravvisuto.
Benché siano 3 i corpi recuperati, i 29 dispersi sono ritenuti ormai morti.
Il contenuto della petroliera affondata: 136 milioni di tonnellate di petrolio
Nel momento stesso in cui sono rimbalzate le prime notizie inerenti l'incidente in mare e il successivo affondamento della nave, sono iniziate ad emergere preoccupazioni non indifferenti sul disastro ambientale che lo stesso avrebbe provocato. Bel 136 milioni di tonnellate, infatti, di petrolio ultraleggero erano contenuti nei serbatoi della Sanki. Greggio che si è riversato in mare e che ha creato una chiazza nera molto minacciosa e dalle dimensioni non indifferenti. Le ultime notizie che sono emerse in merito parlano di un'estensione di ben un chilometro quadrato.
Non a caso, i Paesi vicini al luogo dell'impatto, come il Giappone e la Corea, stanno monitorando minuto per minuto la situazione della macchia in questione temendone l'arrivo sulle proprie coste.
I costi dell'incidente sul piano economico e non solo
Ogni qualvolta ci si ritrova a parlare di un incidente in mare e di conseguenza perdita di greggio nelle acque, si parla di costi relativi a questo evento. Quali sono, in effetti, i costi dell'affondamento della petroliera Sanchi? I primi riguardano indubbiamente quelli relativi al greggio disperso in mare. Un totale di 136 milioni di tonnellate pari a un milione di barili di greggio. Qual è il valore di un barile di petrolio? Approssimativamente si parla di 60 dollari / barile per cui la perdita totale è pari a circa 60 milioni di dollari.
Per il resto, il disastro porterà ad un disastro ambientale, più o meno grave, che avrà ripercussioni terribili sull'economia dei Paesi coinvolti. Per capire la proporzione di quanto successo, basta dire che in quella zona si produce circa il 40% del prodotto ittico orientale. I danni per la pesca, dunque, potrebbero essere incalcolabili. D'altra parte, non è la prima volta, purtroppo, che un disastro ambientale del genere causa gravi perdite economiche. Il settore petrolifero, poi, ne risente moltissimo in particolare perché, per logiche interne, molte volte a problematiche di questo tipo si associano perdite di posti di lavoro non indifferenti. A livello di costi incidono sicuramente altri parametri, come ad esempio quello relativo alla reputazione delle compagnie coinvolte o alle battaglie legali per definire le reali responsabilità.
Impossibile, dunque, dire quanto effettivamente costerà l'affondamento di questa petroliera. Quel che si sa e, almeno per il momento deve bastare, è che si sono persi 60 milioni di dollari in greggio e ben 32 vite umane, vite che nessun risarcimento potrà mai riportare indietro.