Si può tranquillamente definire come il primo grave incidente in mare che si sia verificato nel 2018. Una petroliera, con a bordo un equipaggio di 32 persone, è affondata nel Mar della Cina portando con sè le vite innocenti di chi vi lavorava e sversando buona parte del suo contenuto in mare. Le dimensioni del probabile danno sono incredibili.
Sabato 6 gennaio 2018: cosa è realmente successo nel Mar della Cina
Ben 136.000 tonnellate è la quantità di petrolio ultraleggero che la nave stava trasportando. Sabato 6 gennaio, a 250 km circa dalle coste di Shangai, la petroliera iraniana battente bandiera di Panama "Sanchi" entra in collisione con il mercantile cinese "CF Crystal".
A seguito di questo scontro, sulla petroliera avviene una fortissima esplosione che provoca un grande incendio con fiamme che, a detta dei soccorritori, superavano il chilometro di altezza. Al termine, a circa 151 miglia S/E dal luogo dell'impatto, la petroliera si è inabissata per sempre. Sul luogo dell'impatto sono arrivate in totale 13 navi per prestare soccorso e per cercare di arginare i danni. Di queste, 10 sono cinesi, 2 giapponesi e una arriva dalla Corea del Sud. In merito ai soccorsi, si è trattato sicuramente di operazioni complicate. Non a caso, l'operato del governo di Pechino è stato oggetto, nelle ultime ore, di diverse critiche. Pronte, comunque, le risposte che hanno parlato di "condizioni meteo terribili" e di un rallentamento degli interventi dovuti alle conseguenze dei gas tossici sprigionati dal petrolio in fiamme.
Tutti morti i componenti dell'equipaggio della petroliera
La petroliera iraniana viaggiava con un equipaggio di 32 persone. Di questi, 30 erano iraniani e 2 erano originari del Bangladesh. Inabbissandosi nel Mar della Cina, la nave ha portato giù con sé le vite e le speranze di tutti loro. Nessuno, infatti, è sopravvisuto alla tragedia.
Tre, fino a questo momento, i cadaveri che sono stati recuperati ma è ritenuto impossibile che, dei 29 dispersi se ne possa mai ritrovare qualcuno ancora in vita. D'altra parte tutta la zona è stata scandagliata e non vi è stato alcun riscontro positivo in merito.
Le conseguenze dell'impatto
Sin da subito le conseguenze dell'impatto tra la petroliera Sachi e il mercantile cinese sono parse gravissime.
Ancor più con l'aumentare del grado di affondamento (partito da prua) che ha dato inizio all'inarrestabile fuoriuscita del greggio ultraleggero che si trovava a bordo della petroliera. Un totale di 136.000 tonnellate, una quantità impressionante che ha fatto subito sobbalzare tutti. Il rischio più concreto? Il disastro ambientale! Oltre i 2/3 del totale di questo materiale risulterebbero già in acqua. Fonti che hanno avuto la possibilità di sorvolare la zona parlano di una chiazza nera di grandi dimensioni, pari a circa 10 chilometri quadrati. Per Greenpeace è allarme disastro ambientale mentre un pool di esperti tenderebbe a minimizzare l'accaduto parlando di danni ambientali ridotti a causa della volatilità del petrolio ultraleggero.
Gli idrocarburi si sarebbero dunque dispersi nell'aria ed avrebbero contaminato in maniera minore le acque del mare cinese. Attualmente, comunque, sono in corso dei test che stabiliranno, con esattezza, l'impatto ambientale di quanto accaduto. I risultati verranno pubblicati quanto prima, dal momento che l'attenzione del mondo è tutta focalizzata in quel tratto di mare. Un pericolo inquinamento che si spera di scongiurare, senza dimenticare il prezzo, in termini di vite umane, che questa tragedia è costata.
Per essere sempre aggiornati sugli sviluppi della vicenda, cliccate "Segui" accanto al nome dell'autore di questa notizia.