Non sarebbe la prima volta che un incidente in mare rischia di provocare un gravissimo disastro ambientale, né l’ultima, purtroppo, in cui un errore umano potrebbe causare danni all’ambiente e agli esseri viventi che lo popolano. Tuttavia, la fuoriuscita di greggio dalle stive della petroliera iraniana che lo scorso 6 gennaio si è incendiata, dopo essere entrata in collisione con una nave mercantile, e che oggi è affondata nel Mar della Cina, rischia di essere all’origine del più grave danno all’ecosistema dal 1991.

L’incidente: la collisione, l’incendio e l'inabissamento della nave

Risale a otto giorni fa, ovvero al 6 gennaio, la notizia dello scontro tra la petroliera iraniana Sanchi e la nave mercatile Cf Crystal, con cui è entrata in collisione nel Mar della Cina, all’incirca a 300 chilometri a est della città di Shanghai. A seguito dell’incidente, una potente esplosione ha provocato un violento incendio. Il divampare delle fiamme ha reso impossibili le operazioni di soccorso volte a trarre in salvo i membri dell’equipaggio che si trovavano a bordo della petroliera, dal momento che i soccorritori non sono riusciti neanche ad accedere agli alloggi dell’equipaggio, dove la temperatura ha raggiunto gli 89 gradi.

Sin dall’inizio, infatti, le autorità iraniane hanno ammesso l’elevato livello di difficoltà dell’intervento. Dopo otto giorni di agonia e attesa, questa mattina l’emittente britannica Bbc, rilanciando i comunicati dei media cinesi, ha annunciato che la petroliera iraniana, in seguito ad una seconda esplosione, è affondata, portando giù con sé 136mila tonnellate di petrolio ultraleggero e ciò che restava dei membri dell’equipaggio.

A bordo della nave, complessivamente, viaggiavano 32 persone, di cui 30 iraniani e due bengalesi. Di questi, le autorità ritengono che nessuno sia sopravvissuto. Tuttavia, al momento i corpi ritrovati sono solo tre, di cui due nelle ultime ore.

La nave

La petroliera Sanchi batte bandiera panamense ed è di proprietà della Nitc, la National iranian tanker company, noto gestore della flotta di navi petroliere iraniane.

Al momento dello scontro con la nave mercantile nel Mar della Cina, di cui ancora non si conoscono con certezza le cause, la petroliera era in viaggio per trasportare prodotti alla società sudcoreana Hanwha Total. La nave trasportava petrolio ultraleggero altamente tossico e, sebbene non sia possibile fare una stima precisa dell’estensione della marea nera provocata dalla fuoriuscita del greggio in mare, si teme il disastro ambientale.

Il disastro ambientale

Le autorità cinesi, supportate da alcuni specialisti, minimizzano il timore di un disastro ambientale e sostengono che la situazione sia sotto controllo. L’ingegnere Zhang Yong, senior della State oceanic administration, ha dichiarato che l’incidente si è verificato in mare aperto, lontano dai centri abitati, e che per tale motivo l’impatto per gli esseri umani dovrebbe essere minimo.

Tuttavia, il fatto che l’incidente si sia verificato lontano dalla sorveglianza diretta da parte della comunità internazionale non significa che esso non possa avere conseguenze devastanti sulla flora e la fauna dell’ecosistema marino, con possibili ripercussioni indirette anche sull’uomo.