Non c'è che dire, l'Unione Europea ha giocato d'azzardo questa volta. Tant'è vero che la lista di figure politiche e cittadini che arricciano il naso davanti al nuovo decreto è senza fine. Da chi è preoccupato di questa eccessiva "globalizzazione alimentare" a chi, per tabù o fobie personali, non riuscirebbe a guardare il proprio piatto, sono in molti a criticare la scelta europea.
Ufficialmente, dal primo gennaio di quest'anno è entrata in vigore la legge che allarga la lista di alimenti legalmente commerciabili nell'UE. Ma come funziona esattamente?
Cibi da quattro a sei zampe
Anca Paduraru, portavoce ufficiale dei progetti europei legati ad alimentazione, energie rinnovabili e sanità, già aveva risposto nel luglio del 2017 ad alcuni dei dubbi più ricorrenti: "È un documento valido in linea generale a tutti gli Stati membri dell'Unione, obbligatorio sotto ogni suo aspetto e direttamente applicabile in tutte le nazioni presenti al parlamento europeo". Per essere più precisi, non sarà possibile per alcuno Stato europeo dichiararsi contrario a questa nuova norma.
La domanda principale resta una sola: quali novità troveremo ai banchi dei supermercati? La lista è lunga, e comprende centinaia di specie animali, i cui nomi scientifici tralasceremo per semplicità. In linea di massima, si parla di insetti e loro parti. Di conseguenza sarà possibile, per i negozi di alimentari, vendere legalmente qualunque parte del corpo appartenente a un insetto, sotto qualunque forma.
La lista ufficiale comprende, in particolare: grillo sia italiano che tropicale, locusta africana e sudamericana, tenebrione (un tipo di coleottero europeo), tarma, millepiedi cinese, tarantola del Laos, verme gigante thailandese, baco da seta. In aggiunta, essendo tali specie in tutto e per tutto commestibili, sarà possibile venderle sia in forma adulta che allo stato di larve, nonché trovarle come materie prime di un alimento: già è stata oggetto di discussione la farina di grilli, presentata per la prima volta all'Expo di Milano, o il panettone a base di farina d'insetti presentato durante le ultime vacanze natalizie.
La risposta italiana
Il lancio del decreto soprannominato "Novel Food", inutile a dirsi, ha già fatto scalpore in ogni parte d'Europa. Prima fra tutte l'Italia, forte ostentatrice di un patrimonio alimentare di prim'ordine, ha dimostrato non poca indecisione sull'argomento. E non mettiamo in dubbio che alcuni lettori, dopo aver letto l'elenco di insetti commestibili, abbiano reagito con un po' di disgusto.
Malgrado gli insetti siano infatti altamente commestibili, ricchi di proteine e decisamente più ecosostenibili degli allevamenti di suini e bovini, è sempre stato un luogo comune piuttosto diffuso quello di vedere gli "amici" a sei zampe come portatori di sporcizia e di malattie.
L'Unione Europea, dal canto suo, ha precisato più volte che gli allevamenti saranno controllati da ispettori dell'igiene 24 ore su 24, e che il commercio verrà sottoposto ai controlli doganali tipici del mercato agricolo-alimentare. Eppure, ancora oggi, il 54% degli italiani si dichiara contrario all'arrivo degli insetti sulle tavole nostrane, mentre il 24% è indifferente, e solo il 16% si dichiara favorevole.