"Hanno ucciso Giulio Regeni per rovinare la relazione tra Italia ed Egitto e non farci arrivare qui". Sono queste le parole che il Presidente Al Sisi pronuncia rivolgendosi all'amministratore delegato dell'Eni Descalzi. L'ufficiale apertura di un grande giacimento di gas ha forse portato all'Italia una "verità" sulla morte del ricercatore ma sicuramente ancora non la sua giustizia.

Al Sisi continuando il discorso durante l'inaugurazione, dichiara: "Non abbandoneremo il caso Regeni sin quando i criminali responsabili della sua morte non saranno consegnati alla giustizia. Noi non dimentichiamo."

Giulio Regeni: la sua morte legata al giacimento di gas

Succede tutto durante la diretta dell'inaugurazione del più grande giacimento di gas del Mediterraneo scoperto nel 2015 ed ora ufficialmente aperto ed in mano dell'Eni italiana. Ed è proprio durante questa inaugurazione che il Presidente Al Sisi afferma di aver compreso perché il ricercatore friulano, Giulio Regeni. sia stato ucciso.

La sua morte aveva solo uno scopo, quello di danneggiare i rapporti tra l'Italia e l'Egitto, rapporti che si sarebbero rovinati se questo giacimento di gas non avesse aperto le sue porte. Infatti quest'ultimo dovrebbe entro un anno e per qualche decennio coprire il fabbisogno energetico dell'Egitto nonché quello italiano.

Giulio Regeni: depistaggi, complotti, sospetti

Giulio Regeni era un ricercatore friulano di 28 anni. Fu sequestrato il 28 gennaio 2016 in Egitto, dopo essere stato torturato e ucciso, il suo corpo fu ritrovato in un fosso il 3 febbraio del 2016. Dopo la sua morte tra l'Italia e l'Egitto inizia un distacco con la possibile conseguenza di perdere un giro d'affari di miliardi di euro.

Dopo il ritrovamento del corpo, sul quale apparivano chiari i segni di tortura, iniziano le prime ipotesi e si pensa che a torturarlo siano stati i servizi di sicurezza, in quanto simili a quelli che si "lasciano" sui corpi degli oppositori politici del Governo. Ma il 4 febbraio viene smentita questa ipotesi dal Generale Shalabi che sostiene che la morte del giovane sia stata causata da un incidente stradale. Il 5 febbraio iniziano le indagini dei carabinieri e dell'interpol e viene smentito il collegamento che Regeni avrebbe avuto con i servizi italiani.

Roma intanto continua a chiedere al Cairo tutti gli atti riguardanti il caso, compresi i video delle telecamere chiuse e i dati dell'autopsia.

Ma niente, Il Cairo non consegna nulla di quanto richiesto. Iniziano i primi sospetti sui responsabili della morte di Giulio Regeni. Il primo accusato è uno straniero, con il quale si diceva che il ricercatore italiano avesse avuto una lite, un'accusa poi smentita in quanto nell'ora indicata il giovane stava parlando con la fidanzata su Skype.

Continuano per mesi, bugie, complotti, ricerche di verità. Tra depistaggi e omissioni si arriva al 7 settembre, giorno in cui vengono identificati i poliziotti a cui Regeni dava informazioni, anch'essi accusati di essere i responsabili della sua morte, ma poi anche questa notizia non trova verità.

A fine dicembre Abdallah dichiara che ad aver ucciso Giulio Regeni fossero state le persone che lo avevano mandato lì.

"Fa troppe domande sulla sicurezza nazionale", questo, secondo Abdallah, sarebbe il motivo della sua morte. Si arriva a gennaio quando, grazie ad un video registrato all'insaputa di Giulio, si viene a scoprire che Abdallah voleva incastrarlo chiedendogli 10 mila sterline. Regeni non ci sta, ma viene comunque denunciato come "spia".