“Onore a Luca Traini uccidiamoli tutti ‘sti negri!” con il simbolo della svastica accanto. La frase è stata trovata nel bagno della biblioteca dell’università di Venezia e la diretta interessata di questo messaggio razzista è Leaticia Ouedraogo, ragazza di 20 anni di origini africane e studia lingue a Ca’ Foscari. La scritta inneggia al razzismo spinto fino al limite, fino al punto di voler uccidere una persona solo perché il suo colore della pelle è diverso da quello degli altri. Leaticia non si lascia spaventare né tanto meno cede alla provocazione del suo coetaneo, ecco perché decide di scrivere una lettera diretta all’autore della frase, mostrando grande intelligenza e maturità.
“Voglio parlarti, capire perché tu mi voglia uccidere, visto che sono negra. Sono impaurita, non perché io abbia paura di essere uccisa, ma mi spaventano le tue ragioni per cui verrei uccisa. Come puoi pensare di uccidere qualcuno solo per il colore della sua pelle?”. Questo estratto, insieme al resto della lettera, è stato pubblicato sul blog studentesco Linea 20, dove ha riscosso molto successo e ricevuto molto sostegno.
La lettera
La lettera si apre con un dialogo tra Leaticia ed il fratellino di 8 anni, il quale era stato definito “negher” da alcuni suoi compagni di classe; la ragazza risponde al fratello che loro si credono migliori solo perché sono bianchi, ma lui non deve dar loro retta perché il colore della pelle non è un criterio per decidere chi è migliore o peggiore degli altri.
La famiglia di Leaticia arrivò in Italia 11 anni fa e già da allora la ragazza fu costretta a ricevere insulti dai suoi coetanei . Crescendo le cose non sono migliorate: al liceo racconta di essere stata spesso avvicinata da uomini che la ritenevano una prostituta, dei quali si è liberata rispondendo loro ad alta voce di non esserlo e facendoli allontanare, vergognandosi della figuraccia appena fatta. Racconta inoltre che la sua arma per difendersi dal razzismo è sempre stata l’ironia, ormai diventata uno scudo per lei.
Leaticia non si è mai lasciata abbattere dagli insulti che ha sempre ricevuto ed oggi si sta impegnando per realizzare il suo sogno: laurearsi e lavorare nelle relazioni internazionali per contribuire alla creazione di un progetto che possa aiutare tutti i ragazzi e le ragazze di origine africana a realizzare il loro sogno, proprio come lei sta cercando di fare.
La lettera si conclude con un augurio da parte della ragazza per l’autore di quel terribile messaggio: gli augura di riuscire a sconfiggere i mostri che lo abitano, i quali si nutrono delle sue paure e della sua ignoranza, ma anche della sua ingenuità. Leaticia infatti crede che l’autore del messaggio in fondo sia una persona buona, che probabilmente sul momento non si è neppure reso conto del peso che quelle parole avrebbero avuto.
Il razzismo, fenomeno sempre più difficile da contrastare
La storia dell’uomo è fatta di episodi positivi ed episodi negativi, tra i quali purtroppo si trovano episodi di razzismo, episodi che molto spesso sono anche violenti. In moltissimi si sono occupati e si stanno ancora oggi occupando di studiare questi fenomeni, di capirne le cause e trovare possibili soluzioni; la psicologia sociale è uno dei tanti ambiti che se ne sta occupando.
Tre concetti sono fortemente legati al razzismo: lo stereotipo, il pregiudizio e la discriminazione. Il primo è un insieme di credenze sulle caratteristiche tipiche di un gruppo sociale ed una generalizzazione del gruppo che non considera le caratteristiche specifiche dei singoli individui. Il secondo è una valutazione, generalmente negativa, di un target sociale, basata sulla semplice appartenenza ad un certo gruppo; anche in questo caso non si tengono in considerazione le caratteristiche del singolo individuo. Il terzo infine è una manifestazione esplicita di comportamenti negativi verso i membri di un gruppo. Purtroppo gli stereotipi ed il pregiudizio molto raramente possono essere modificati perché dagli individui vengono create le condizioni “giuste“ affinché essi si verifichino.
Oggi gli studiosi hanno ritenuto più opportuno suddividere il concetto di pregiudizio in due tipi, il pregiudizio manifesto e quello latente o silente. Il primo è un’espressione esplicita di atteggiamenti negativi basato su due dimensioni: la percezione di minaccia (legata anche alla paura dell’altro) ed il rifiuto dell’outgroup (con il conseguente rifiuto dell’intimità di qualunque tipo). Il secondo tipo invece raccoglie forme sottili di pregiudizio basato su tre dimensioni: difesa dei valori tradizionali, accentuazione delle differenze culturali e negazione di emozioni positive nei confronti dei membri dell’outgroup (cioè coloro che appartengono ad un gruppo diverso da quello a cui il soggetto appartiene).
Una possibile soluzione è l’ipotesi del contatto, cioè far entrare in contatto persone appartenenti a gruppi diversi, farli interagire allo scopo di far comprendere loro che la paura dell’altro è infondata, che si possono anche avere molti interessi comuni. Purtroppo però questa tecnica funziona solo in parte perché le persone cambiano idea nei confronti delle persone che hanno conosciuto, ma non nei confronti del gruppo a cui esse appartengono. Il lavoro e gli studi in merito a questo fenomeno oggi purtroppo sempre più diffuso però continuano, nel tentativo di arginarlo, se non di eliminarlo del tutto.