Le scommesse illegali e le slot machine aiuterebbero Matteo Messina Denaro nella sua latitanza. E questa la scioccante rivelazione emersa dall'indagine "Anno zero" portata avanti dagli uomini dell’Antimafia di Palermo. Secondo gli investigatori, buona parte delle giocate registrate dalle agenzie intestate all’imprenditore Carlo Cattaneo assicuravano al boss di Cosa Nostra, considerato uno dei latitanti più ricercati al mondo, i soldi necessari per una agiata vita in fuga.
Il denaro veniva versato, in maniera puntuale, da Cattaneo alla sorella del mafioso, Rosalia Messina Denaro che, in cambio, gli garantiva di operare in regime di assoluto monopolio. Infatti, nella zona, nessuna poteva avviare un'agenzia di scommesse.
Il sistema di puntate parallelo
L'imprenditore, nelle sue sale (regolarmente autorizzate dall'AAMS) era riuscito a creare un sistema parallelo di puntate. Un sistema davvero difficile da individuare in quanto, per accedere al gioco illegale venivano utilizzati proprio i computer regolari, ossia autorizzati dal Monopolio. Cattaneo, infatti si era fatto installare un piccolo banner, innocuo agli occhi inesperti o distratti che, in realtà altro non era che la porta d'entrata delle piattaforme; piattaforme offshore caratterizzate da nessuna tassazione che permettevano a Cattaneo, e alla mafia, di riciclare in tutta tranquillità denaro sporco.
In pochi anni, Cattaneo, è riuscito a trasformare la sua piccola agenzia di scommesse di Castelvetrano in una efficientissima rete di punti gioco che da Trapani arrivava fino a Palermo. A sostenerlo, oltre a Rosalia Messina Denaro, anche Francesco Guttadauro (nipote del super latitante) e Rosario Allegra (cognato del boss). Secondo gli uomini della Dia che hanno condotto le indagini tra Trapani e Palermo, Cattaneo (ora arrestato, insieme ad altre 20 persone, con l'accusa, pesante, di concorso esterno in associazione mafiosa), era più che riconoscente ai boss: le telecamere, infatti, lo riprendono più volte mentre consegna ad Allegra pacchi di banconote.
I precedenti
Non è la prima volta che gli investigatori scoprono un'ingerenza criminale nel sempre più redditizio settore scommesse e giochi. Negli anni scorsi, infatti, sono state avviate innumerevoli inchieste; per citarne alcune: Black Monkey, Jonny, Gambling, Rischiatutto, Beta, New Line, Doppio jack e Game over.
Molte le famiglie mafiose coinvolte, tutte dotati di organizzazioni capaci di operare in tutte le regioni. Paolo Di Lauro, camorrista di Secondigliano, nel 2002, fu tra i primi malavitosi ad avvicinarsi a quello che lui stesso ha definito, in più di un'occasione, un "business emergente". Un business che porta nelle casse delle famiglie un redditto paragonabile a quello del traffico di droga. Anzi, come sottolinea, Vincenzo Luberto, procuratore aggiunto di Catanzaro, molti boss, oggi, preferiscono "investire" nel settore del gioco: meno rischi (rispetto agli stupefacenti) e più guadagni. Emblematico il caso di Rocco Femia, "dominus mafioso" che durante un "soggiorno obbligato" in Emilia Romagna riusciva a controllare l'intera filiera del gioco: dal produttore delle macchinette alla gestione delle sale scommesse.
Secondo alcuni suoi ex collaboratori avrebbe piazzato, in tutta Italia, più di 2500 slot truccate. Per questo motivo, Fermia, al momento sotto interrogatorio in qualità di collaboratore di giustizia, potrebbe fare i nomi di programmatori e produttori che dall'Est Europa fanno affari con i boss della mafia italiana.