Vittima del gioco d'azzardo. Come un qualsiasi mortale, certo affetto da un disturbo psichiatrica: in questo caso una ludopatia, grave dipendenza dal 'tavolo verde'. Protagonista della storia è don Flavio Gobbo, 48 anni, parroco della chiesa de Santi Vito e Modesto a spinea, Venezia. Nel 2016, don Flavio si era volatilizzato in modo misterioso, lasciando una lettera in cui si giustificava con i parrocchiani adducendo motivi di stanchezza, logorio da vita di pastore d'anime.

Peccato che nelle casse parrocchiali aveva lasciato più che un buco, una voragine: mancavano non certo le offerte di un'elemosina domenicale, ma qualcosa come 500mila euro. Poi si è scoperta la verità: aveva bruciato l'ingente somma dandosi al gioco d'azzardo. E ora si è appena concluso il processo a suo carico con un patteggiamento.

Fuga misteriosa

La fuga improvvisa ed enigmatica di Don Flavio aveva alimentato brusii e chiacchiere tra i parrocchiani. Si vociferava che ci fosse di mezzo una donna, addirittura la sua perpetua. C'era chi parlava di un colpo di testa per amore, e chi credeva che sarebbe stata la donna ad essere vittima del gioco d'azzardo al punto che il prete avrebbe cercato di aiutarla.

Poi, pian piano dal momento in cui il Consiglio per gli affari economici della parrocchia si è accorto di un gravissimo ammanco, la verità è affiorata. E finalmente anche i parrocchiani hanno saputo che cosa fosse successo: ma per arrivare alla verità ufficiale sono dovuti trascorrere due anni. Il prete aveva sì 'perso la testa' ma non per una donna. Tra puntate al casinò di Venezia e gioco di carte, il 'don' ha mandato in fumo una cifra che si aggira tra i 500mila e i 600mila euro. E ora finalmente è stata la diocesi di Treviso a comunicare formalmente l'accaduto: il vero motivo della sospensione del suo ministero concordato con il vescovo, è che il sacerdote dal momento della sua 'scomparsa' è in cura per una forma di ludopatia, una dipendenza dal gioco d'azzardo.

Patteggiamento

Davanti al gip di Venezia nei giorni scorsi il prete, che era stato indagato per appropriazione indebita, ha patteggiato due anni con la sospensione della pena grazie a una doppia condizione.

Don Flavio da un anno ha iniziato a restituire i soldi alla parrocchia dei Santi Vito e Modesto, anche se sorge spontaneo chiedersi se gli basterà una vita per completare l'opera. Quindi, dopo aver ammesso le sue responsabilità, ha preso l'impegno con il pm Elisabetta Spigarelli di continuare a farsi seguire in una struttura specializzata. Sta già seguendo un programma terapeutico riabilitativo in un centro specializzato per la cura della dipendenza da gioco d'azzardo.

Caduta, espiazione e ritorno sulla 'retta via'

Quando da Musile di Piave nel 2014 Don Flavio arrivò a Spinea, era già affetto da ludopatia, ma sperperava solo i suoi di soldi. Poi quando i suoi non gli sono bastati più, ha cominciato ad avvalersi di 'prestiti' della parrocchia che si autoassegnava. Tra sé e sé, pensava di restituirli contando su qualche grossa vincita miracolosa, una 'manna' in terra, preso da quel pensiero immaginario che caratterizza chi soffre dell'ossessione compulsiva e irrefrenabile per il gioco. Ma la vincita, come sempre accade in questi casi, non è mai arrivata. E invece il consiglio della parrocchia ha scoperto che mancava una cifra enorme. La diocesi di Treviso ha fatto sapere che il confratello 'smarrito' in questo turbolento periodo della sua vita è rimasto in contatto con i superiori e gli altri preti. I religiosi gli hanno sempre garantito aiuto e sostegno, a cominciare dalla preghiera nella speranza che possa tornare sulla retta via.